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Foto Grecia 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tutte le nostre Foto

 

 

3 luglio
Monemvassia - Elafonissi
Si parte presto, come sempre, in direzione Nomia, Neapolis. la strada è stretta, ma asfaltata e consente di ammirare il bel panorama. Apro la visiera per assaporare i profumi del mattino e...un piccolo calabrone decide di voler assaporare ME!! S’infila nel casco e mi punge alla tempia...urlo dal dolore e mi strappo il casco dalla testa quasi prima che Knut inchiodi. la parte si sta gonfiando, la bagno con un po’ d’acqua minerale, poi inghiotto un antistaminico. Ripartiamo con me chiusa completamente dentro il casco e Knut che ride, sostenendo che il povero calabrone ha sicuramente avuto la peggio nello scontro! Raggiunta la località di Vinglafia si prosegue per il porto di Pounda, dove si deve scoprire da soli qual è il punto d’attracco del piccolo ferry che ci trasporterà all’isoletta di Elafonissi. Dopo lunga attesa il mezzo arriva e in circa mezz’ora raggiungiamo l’isola. E’ piccola, con un’unica strada che ne compie il periplo. Decidiamo di non fermarci nel paese alle spalle del porto, ma di proseguire prendendo la strada sterrata a sinistra. Dopo pochi chilometri si arriva ad un punto magnifico. Una lunga, sottile striscia di sabbia bianca, divide due insenature...l’acqua del mare ha tinte caraibiche...troppo bello per essere vero! Non ci sono alberghi, solo un grande campeggio su di un lato e due/tre casettine rosa dall’altro. Sono bungalow in affitto. Siamo fortunati, uno è libero, così l’affittiamo per due notti; ha pure l’aria condizionata! Facciamo un po’ di spesa al market del campeggio, consumiamo un veloce pasto, poi...subito al mare ovviamente! Stesa sulla sabbia bianca, all’ombra di un provvidenziale ombrellone, mi guardo intorno e...non mi capacito della bellezza di questo luogo, della vividezza dei colori e della trasparenza delle acque. E’ semplicemente meraviglioso essere qui!

4 luglio
Durante la notte ha piovuto! Anche stamattina era molto coperto e tirava vento. Che peccato!! Dopo pranzo un sole pallido, capriccioso, fa capolino tra le nuvole. Decidiamo di uscire per una passeggiata in riva al mare: Che incanto! I colori sono resi particolari dal cielo mutevole. Abbiamo camminato a lungo, soffermandoci curiosi ad esplorare le pozze d’acqua, i resti di materiali portati dalla mareggiata, le dune con le fioriture di orchidee selvatiche...una meraviglia! Si odono solo i suoni del mare e del vento. Nessuno intorno...sulla rena le nostre orme, cancellate a poco a poco dal mare.

 

5 luglio
Elafonissi-Neapoli- Kitira ( Citera)
Ovviamente oggi splende il sole in un cielo che più azzurro non si può! Dobbiamo partire purtroppo! C’imbarchiamo sul traghettino preso solo due giorni prima e, sbarcati, proseguiamo per Neapoli, da dove si prende il ferry per l’isola di Kitira (o Citera) l’isola di Afrodite.
Dopo un’attesa di più di un’ora finalmente arriva la nave e possiamo salire a bordo. Nella stiva ci fanno parcheggiare la moto sul cavalletto laterale; non vi sono corde con cui legarla nè ceppi da inserire sotto le ruote. Knut digrigna i denti e sbraita con gli operai addetti, ma quelli gli fanno solo cenno di salire in coperta dicendo:“ no problem!”
Sarà una traversata...da incubo! Appena il ferry arriva in mare aperto inizia a beccheggiare sulle onde che s’inseguono sempre più bianche di spuma, mentre soffia un vento gagliardo che alza spruzzi alti dalle creste che si frangono contro la nave. Dopo un’ora circa giungiamo in vista della bella Kitira, sferzata da violentissime raffiche. La nave si ferma fuori dal porto perchè deve aspettare che un’altra ne esca per poter attraccare. Così facendo restiamo in balia delle onde che arrivano lateralmente, sulle fiancate. La cosa va per le lunghe, mentre noi e tutti gli oggetti non ancorati veniamo sballottati di qua e di là dal forte rollio. L’agitazione ci prende ancora di più quando vediamo alcuni passeggeri greci che si fanno il segno della croce e iniziano a pregare.  Diamo ormai per scontato che la povera Transalp si sia rovesciata. A quel punto Knut parte all’attacco e, incurante dei marinai che cercano di fermarlo, scende nella stiva- garage per sincerarsi delle condizioni del veicolo, prontamente seguito da due energumeni...Io resto a presidiare il ponte, confortata dall’appoggio di parecchi passeggeri che lamentano la disorganizzazione del servizio e minacciano conseguenze ( molti sono ateniesi benestanti con seconde case sull’isola).
Dopo parecchi minuti ricompare Knut con... se non un sorriso, almeno il volto più disteso. “ Siamo stati fortunati - dice - la moto è ancora in piedi!”
Sbarchiamo dopo un’altra buona mezz’ora al porto di Diakofti e troviamo rifugio in una piccola taverna, riparata dal vento, dove mangiamo qualcosa. Non ci fa una grande impressione il luogo per cui decidiamo di attraversare l’isola fino al paese di Kitira, sul lato sud, e alla baia di Kapsali. La strada da Kitira scende a tornanti verso il mare. Vediamo numerose case e residence, ma non cè alcun cartello che dica “rooms! o “Studios”. Tutto è bianco accecante, non c’è un’anima in giro. Accaldata scarpino, scendendo e salendo rampe di scalini, mentre il nordico resta a vegliare sulla cavalcatura. Trovo alla fine una vecchietta sdentata che mi mostra una tristissima stanzetta con vista sulla... stalla. Per 40 euro al giorno può essere mia!! Saluto e giro i tacchi.
Così proseguiamo fino a raggiungere la strada centrale del villaggio, che costeggia la spiaggia. Sulla via s’affacciano numerosi negozi, bar, taverne...Chiedo in un paio di posti se affittano stanze, ma... niente. Alla fine, arrivati all’ultima taverna, quasi attaccata alla scogliera, senza molte speranze entro a chiedere e...EVVIVA!! Hanno uno studio a 50 euro al giorno. Accetto subito e... quasi non crediamo ai nostri occhi quando ce lo mostrano! E’ pochi passi più in là, affacciato sulla seconda baia gemella, ed ha tutto quel che ci serve: frigorifero, fornelletto a una piastra, aria condizionata... Ce lo possono dare solo per tre giorni, poi dovremo spostarci in uno attiguo. Ma va benissimo anche così! Possiamo finalmente sistemarci e rilassarci!
Più tardi, indossati i costumi, ci stendiamo sulla spiaggia principale e facciamo il bagno. Poi compriamo una bottiglia di Ouzo e due sacchetti di patatine e prendiamo l’aperitivo sulla veranda , osservando il mare.

6 luglio
Giornata dedicata alla scoperta dei dintorni. Percorriamo la strada che porta a Livadi e da lì alla baia di Melidoni. Ci si arriva dopo svariati tentativi a vuoto lungo stradine sterrate che s’inoltravano nella macchia e battute dal vento. Alla fine imbocchiamo quella giusta e raggiungiamo la meta. La spiaggetta è piccola, di sassi e sabbia rossastra. Ci troviamo uno spazio vicino agli scogli e ci stendiamo. Dopo un’ora inizia ad arrivare gente che si piazza ovunque ci sia spazio. Anche sopra le nostre ciabatte! Ci tuffiamo in un’acqua freddissima e nuotiamo felici. Nel frattempo però s’è alzato il vento. Dopo un paio d’ore non ne possiamo già più. Decidiamo perciò di andare a pranzo a Livadi. Mangiamo manti in salsa allo yogurt, gustosi e freschi. Più tardi proseguiamo per Milopotamos e da lì alla ricerca della grotta di Aghia Sofia. Si trova al termine della strada costiera che s’interrompe proprio lì, nel nulla. Per arrivarci bisogna scendere una ripida scala di stretti  gradini, a picco sul blu. Anche oggi tira un vento fortissimo e non ce la sentiamo di lasciare la moto così, senza riparo, in discesa...desistiamo e torniamo in Paese. Ci fermiamo al villaggio veneziano in rovina di Milopotamos, che ancora conserva parte delle fortificazioni e una porta con il leone di S. Marco. E’ tutto molto in rovina e dà un senso di tristezza. Più avanti troviamo il punto da cui si accede alla cascata. C’incamminiamo lungo un ripido sentierino tra le erbacce e i rifiuti per giungere, dopo unquarto d’ora/ venti minuti ad una cascata. Il luogo è suggestivo, ma potrebbe essere curato e valorizzato anzichè lasciato così, in stato di abbandono. Risaliti alla strada, accaldati, ci sediamo ai tavolini sotto gli enormi platani del cafè “ O Platanos”. Gli alberi sono un dono meraviglioso della natura. Questi avranno almeno 400/500 anni...e sono ancora lì a regalare verde frescura.
Al ritorno sostiamo a Kitira. Non l’abbiamo ancora visitata. E’ un bel paese, in splendida posizione sulla sommità di un colle. Dagli spalti del suo castello si può ammirare l’incanto delle insenature gemelle di Kapsali da un lato e la baia selvaggia con l’ isolotto roccioso dall’altro. Passeggiamo poi per le stradine del paese,ancora sonnolente a quest’ora. Casette rigorosamente bianche, bouganville e oleandri ovunque. Decidiamo di ritornarci dopo cena per un po’ di vita notturna. Torniamo dopo 21,30 e infatti...è un delirio trovare parcheggio, è tutto un brulicare di gente. I negozietti sono aperti e possiamo curiosare tra le merci esposte. Entriamo anche nella bianca chiesa ortodossa notata nel pomeriggio. Mi colpiscono lo splendore e la bellezza delle icone sacre, lo sfarzo dei paramenti e dei lampadari...poi veniamo gentilmente invitati a non fotografare e ad uscire perchè, di lì a poco, si terrà una cerimonia religiosa, vietata ai non ortodossi.

 

 

7 luglio
Oggi decidiamo di esplorare il lato est dell’isola. Partiamo quindi in direzione di Livadi, proseguiamo per Paleopolis e da lì, lungo strade sterrate scendiamo alla spiaggia di Kaladi. Solitaria, senza un filo d’ombra e battuta dal vento. Breve sosta per un bagno nelle sue acque blu, poi, appena asciugatici, ripartiamo verso la successiva spiaggia di Avlemenos. Poco prima di arrivarvi notiamo una taverna, ombreggiata da folti rampicanti e protetta dal vento da frondosi alberi. E’ ora di pranzo ormai così, senza neanche bisogno di consultarci, ci sediamo a un tavolino. Knut prende la solita insalata greca con doppia porzione di ....mentre io mi sbafo un bel piatto di polpo e patate con prezzemolo, il tutto annaffiato dal fresco Retsina. Poi ci portano dei fichi sciroppati o qualcosa del genere, una loro specialità. ( Cerco di non far caso ad un persistente prurito alle labbra)  Trascorriamo altro tempo, sorseggiando caffè greco e conversando con i proprietari, siamo gli unici clienti. Poi ci alziamo risaliamo in moto e raggiungiamo la spiaggia. E’ una grande distesa di sabbia, deserta, che da un lato termina in un’alta scogliera che il vento incessante ha scolpito in strane forme. A noi sembra di vedere i profili di volti umani, simili a quelli dei presidenti americani sulle Montagne Rocciose...Che stranezza! Restiamo distesi a guardare gli scogli e il mare...io non mi sento molto bene per cui non faccio il bagno.
Tornati a Capsali, dopo la doccia ci sediamo in veranda per il rito dell’aperitivo a base di Ouzo.
Per cena scegliamo un ristorante all’altro capo del paese. Fatichiamo a trovare posto perchè è piuttosto rinomato e non avevamo prenotato. Poi riusciamo a sederci e ad ordinare la cena. Proseguiamo la serata passeggiando sul lungomare e curiosando tra gli oggetti esposti sulle bancarelle che spuntano come funghi la sera, quando la strada viene chiusa al traffico veicolare. Poi ci ritiriamo sulla nostra veranda a chiacchierare guardando la luna piena.
Mi sveglio alle 3,00, all’improvviso, con la sensazione che qualcosa non vada. Il bruciore che da giorni mi perseguita è aumentato, mi sento male e ho il cuore che batte all’impazzata. Scendo in bagno, mi guardo allo specchio e vedo con orrore che ho il labbro e il mento gonfi... Oddio che faccio? Prendo un antistaminico ( li ho con me sempre perchè sono allergica ai pollini) e poi anche una pastiglia di cortisone, di quelle che Knut ha con sè in caso sia colpito dal mal di schiena, poi torno a letto. Inutile dire che sono preoccupata e non riesco più a dormire.

8 luglio e giorni seguenti
Alle 7,00 mi alzo e scendo a prepararmi un caffè. Sono sempre gonfia... Knut si sveglia e capisce che qualcosa non va. Gli spiego gli accadimenti della notte, mi guarda in faccia...alla fine decidiamo di sentire un medico. Lui va a chiedere alla padrona della taverna che lo consiglia di portarmi all’ospedale dell’isola perchè il medico ha un ambulatorio a Kitira che apre solo per un paio d’ore nel tardo pomeriggio. E’ così che, consumata una veloce colazione, ci rechiamo in ospedale. I medici, che per fortuna parlano inglese, mi praticano un’iniezione di cortisone e mi attaccano ad una flebo...mi trattengono lì fin quasi a sera. Poi mi dimettono raccomandandomi di seguire una dieta solo a base di riso bollito, zucchine e carne di pollo! Prescrivono delle compresse di cortisone, fiale di adrenalina e antistaminico da avere sempre con me. Mi suggeriscono inoltre di non mettermi in viaggio ancora per alcuni giorni, devo smaltire il cortisone e, in caso di bisogno potrò correre in ospedale...insomma mi spaventano a morte!
Torniamo a Kapsali mesti e depressi e chiediamo di poter restare nell’appartamentino per alltri 6 giorni. Ci viene assegnato un altro studio per una settimana. Questo ha grandi porte-finestre ed una veranda/giardino bellissima. Ci accordiamo con la signora anche per i pranzi, mi garantisce che mi farà trovare sempre riso, spiedini di pollo e zucchine bollite. ( Alla fine della vacanza arriverò ad odiare questi alimenti!).
Decidiamo che i giorni seguenti partiremo per le spiagge la mattina presto, torneremo all’una e mezza per pranzo, poi andremo al mare di nuovo nel pomeriggio.
E’ così che scopriamo una bellisssima insenatura. Per arrivarvi si deve lasciare la moto sull’altura prima dell’ingresso al paese, scendere a piedi lungo un sentiero ripido che conduce ad una spiaggetta riparata dai venti, dove l’acqua è cristallina. Certo non è deserta, ma non si può pretendere! E’ così che prendiamo una certa routine: dopo colazione ci si reca al mare in questa piccola insenatura, poi si torna per pranzo dalla signora, ci si rilassa all’ombra in veranda, verso le 16,00 si torna in spiaggia, poi a casa per l’aperitivo, cena in qualche ristorantre di Kitira o Kapsali, infine si passseggia nella notte, respirando i profumi e le stelle.

 

14 luglio
Ed ecco giunto il giorno della partenza! Carichiamo la moto un po’ contenti di partire e un po’ tristi perchè la vacanza volge al termine. Vogliamo arrivare presto a Diakofti per cercare una spiaggia e concederci l’ultimo bagno. Quando arriviamo scopriamo un’incantevole località. Dall’alto vediamo la baia che, in fondo, ospita il piccolo porto, contornata da una spiaggia di sabbia bianca, il mare è smeraldo e turchese, calmissimo. Di fronte un isolotto davanti al quale spuntano i resti di una nave naufragata. Knut pianta il piccolo ombrellone che abbiamo acquistato i giorni scorsi, poi ci godiamo un lungo bagno in queste acque stupende. All’una pranziamo in una vicina taverna seduti al fresco e godendoci il panorama...poi alle 15,00 c’imbarchiamo per la terraferma. Sbarchiamo al porto di Gytheio tra i primi e subito ci dirigiamo verso l’interno, sulla bella strada statale. E’ quasi il tramonto ormai. Ci fermiamo a Sparta per trovare un albergo. Dopo cena passeggiamo lungo le vie animate di questa cittadina e ci gustiamo un buon gelato.
Così anche questa vacanza è terminata! La nostra Transalp si è comportata egregiamente sugli sterrati dell’isola e non ha mai avuto alcun problema.
Domani a Patrasso c’imbarcheremo per l’Italia. Mi resta il rammarico di non avere visto la penisola del Mani...pazienza, sarà per un altra volta!

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