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30 giugno
Katun Vraniak-Zabljak km. 218
 La mattina al risveglio fa freddissimo: ci sono 4° e piove! Dopo la colazione a base di frittelle, miele, uova e formaggio tutti siamo pronti a partire. Un po’ di preoccupazione per le condizioni del sentiero nel prato c’è, vista la pioggia caduta in abbondanza. Grandi saluti e via! I motori rombano, c’è chi deve essere aiutato per riuscire a salire lungo la traccia che la pioggia ha partenza reso fangosa. Mi avvio a piedi per non appesantire la moto. I primi 200 m. sono i più ardui. L’Adventure parte, slittando nel fango sulla ripida salita, poi procede sicura, così posso salire in sella anch’io. La coppia croata ci segue a ruota. Anche il primo tratto di sterrata in discesa è scivolosissimo, ma niente in confronto alla Mongolia! Ci fermiamo alla fine della discesa per salutare i croati. Loro si dirigeranno verso il lago di Scutari noi invece a Zabljak, nel Parco nazionale del Durmitor, una zona selvaggia, abitata da orsi e lupi. Da Kolasin prendiamo la E65 in direzione di Mojcovac al cui bivio imbocchiamo la R4, percorsa due giorni fa, che s’inoltra nella gola del Tara. Giunti al ponte svoltiamo a sinistra, per Zabliak, sulla R5. La strada, molto panoramica, sale sui monti. Ci fermiamo per scattare alcune fotografie, nonostante il maltempo; grossi nuvoloni neri coprono il cielo, c’è vento e fa freddo. Il traffico è scarso e si viaggia spediti. Incrociamo parecchie auto con targa serba. Verso le 13,00 arriviamo nei pressi di Zabliak. Scegliamo un piccolo hotel in legno, lo Zlatni Bor N43°09.755 E19°08.306, dove prendiamo una camera per due notti per soli 18€ compresa la colazione.

NOTA! Anche la foto con noi due in salita è di Ivan Lipicnik.

1 luglio
Zabljak-Crno jezero-Crna Gora km. 53 ca.
Ci svegliamo con il sole. Alle 9,30 inforchiamo la moto per dirigerci all’interno del parco del Durmitor. Parcheggiata la BMW e pagato il biglietto d’ingresso, c’incamminiamo lungo la strada asfaltata che termina al  Crno Jezero (Lago Nero) che è in realtà di un bel verdazzurro. E’bellissimo! Il vasto bacino si stende ai piedi di un’aspra montagna, circondato da abetaie. Sulla spiaggetta dove termina la strada ci sono già parecchi turisti, per lo più famCrno_Jezeroiglie con bambini. Decidiamo di percorrerne il perimetro procedendo sul sentiero in senso orario, perché sembra quello meno frequentato. Dopo circa un’ora e mezza di cammino giungiamo più o meno a metà del percorso. Qui s’odono solo i suoni della natura, è più selvaggio. Ora il sentiero s’inerpica tra le rocce. Realizziamo che siamo solo a metà del percorso, senz’acqua né cibo, poiché non abbiamo visto traccia dei fantomatici punti di ristoro. Indecisi sul da farsi proseguiamo ancora per un centinaio di metri, in salita leggera tra i massi e gli alberi, poi decidiamo di tornare indietro, ripercorrendo lo stesso itinerario. Tornati al punto di partenza chiediamo ad alcuni operai indicazioni per trovare acqua e cibo. Ci rispondono che dobbiamo uscire dal Parco e recarci nella zona degli hotel. A quel punto usciamo dal Parco e, ripresa la moto, torniamo in paese, fermandoci ad un bar-pizzeria per un veloce spuntino. Dopo pranzo dirigiamo la moto lungo una stradina che si arrampica sulle pendici di Crna Gora, Montagna Nera (si chiamano tutte così!) La strada arriva ad un rifugio dalla cui terrazza la vista spazia sulla vallata e le cime innevate attorno. Scattiamo alcune istantanee al panorama, poi proseguiamo lungo la strada, che si fa sempre più stretta. Giunti in cima scolliniamo verso un’altra valle. percorriamo un paio di chilometri per capire dove conduce poi  torniamo indietro. Ridiscesi alla quota della foresta d’abeti c’inoltriamo lungo una sterrata che, dopo una curva a tornante, sale stretta e ripida regalando scorci su una selvaggia gola, forse sempre quella del fiume Tara. Scattate alcune foto torniamo sui nostri passi. Ora vogliamo andare in cerca dei due laghetti situati nell’area del Parco, arrivandovi però sulle sterrate, attraverso i boschi. Così facciamo. E’ divertente trovare i varchi tra la vegetazione, scansando rami e arbusti. Percorsi 7/8 chilometri il sentiero termina. Da qui si può solo proseguire a piedi, per un paio di chilometri, scendendo lungo il ripido pendio, tra gli abeti. Desistiamo e, invertito il senso di marcia, torniamo indietro. Sono le 17,30 e desideriamo tornare in hotel, parcheggiare la cavalcatura, cambiarci e fare una passeggiata per le vie di Zabliak. Due belle birre fredde sono ciò che ci vuole! Più tardi gustiamo un’abbondante cena a base di carne e verdure, annaffiata da un buon rosso locale.

2 luglio
Zabljak-Ostrog-Pivsko jezero-Bosnia km. 246
Lasciamo Zabljak e il parco Nazionale del Durmitor in una limpida giornata. Il sole partenza_Zabliaksplende nel cielo azzurrissimo e il morale è alto. Usciti dall’abitato decidiamo di prendere la strada vecchia che da Virak conduce a Pluzine.  E’ una bella strada, stretta e spettacolare, che attraversa il crinale dei monti, mantenendosi sempre sui 1900/2000 m. Qua e là si vedono ancora delle chiazze di neve. Si scende di quota con tornanti goduriosi, fermandoci spesso a fotografare. Niente veicoli né masse di turisti. Solo una gran pace e il suono del vento. Più avanti una pastorella conduce le mucche al pascolo. Si attraversa un paesaggio bucolico, di prati fioriti, fattorie sparse. Poi la strada scende, con ripidi tornanti, raggiungendo il Pivsko Jezero, un fiordo dalle acque turchesi. Sostiamo alcuni attimi per godere della bellezza del paesaggio e per scattare parecchie fotografie, poi riprendiamo la corsa dirigendoci verso Niksic. Dobbiamo rallentare adesso perché ora siamo su una strada trafficata e dobbiamo rispettare i limiti di velocità. Dopo Niksic imbocchiamo la deviazione per il Monastero di Ostrog, il più importante di tutta la Serbia e il Montenegro per i cristiano ortodossi. La strada si arrampica sulla montagna con stretti tornanti. Percorsi alcuni chilometri bisogna prestare attenzione poiché l’asfalto non c’è più. La strada è stretta e percorsa da parecchi pullman carichi di pellegrini che salgono e scendono. Ad un tratto, alzando lo sguardo, intravediamo il monastero. La sua bianca facciata, aggrappata alla roccia a 900 m d’altezza, è stupefacente. Riusciamo a condurre la moto fino al parcheggio superiore, poi saliamo a piedi gli interminabili gradini (280) e, dopo lunga coda, riusciamo a entrare nel complesso. Rimaniamo un po’ delusi però,  perché, a parte una minuscola stanza, completamente affrescata, a cui possono accedere poche persone alla volta, non vi è altro di particolare da vedere, anche a causa dei lavori in corso nelle sale con i mosaici, che quindi sono chiuse al pubblico. E’ l’una passata, siamo accaldati e stanchi quindi sostiamo per uno spuntino in un locale, situato dopo una lunga fila di bancarelle che vendono souvenir. Rifocillati risaliamo sulla fida compagna a due ruote e ripartiamo, ripercorrendo la strada fino al lago Pivsko. Ci fermiamo parecchie volte, un po’ per il caldo, un po’ per fotografare il paesaggio. Dopo aver fatto rifornimento di carburante a Pluzine proseguiamo in direzione del confine bosniaco, che superiamo al valico di Scepan Polje. In breve tempo espletiamo le formalità burocratiche ed entriamo in Bosnia. Decidiamo di pernottare in uno dei diversi camping che sorgono sull’impetuoso Drina scegliamo il Drina Rafting Centre N43°22.121 E18°47.752, dove affittiamo un bungalow al costo di € 60, compresa cena e colazione. La cena viene servita dopo il tramonto, a tutti gli ospiti del campo, accomodati ai lunghi tavoli di legno, all’aperto, mentre un grande falò diffonde un po’ di calore nella sera umida. La cena si rivela una sorpresa: abbondante ed ottima, a base di prosciutto dalmata, sottaceti, due portate di carne e verdure. Mentre assaporiamo il cibo squisito ci divertiamo ad osservare alcuni ragazzi che intonano canti e ballano intorno al fuoco, intonando diversi brindisi con la grappa acquistata in Montenegro.

 

 

 

 

3 luglio
Camping- Foca- Trstenik ( Croazia) km. 293
Dopo colazione facciamo i bagagli, carichiamo la moto e partiamo diretti alla città di Foca. Costeggiamo per alcuni chilometri il fiume Drina, poi, giunti al bivio proseguiamo seguendo il corso del Bistrica che attraversa la cittadina di Foca. Subito notiamo i primi segni del passato conflitto, case semidiroccate, sui cui muri si vedono i segni dei colpi di proiettile.Ci dirigiamo verso il centro antico. Ci accorgiamo ben presto però che di antico è  rimasta solo la torre dell’orologio. La cittadina non offre alcunché di particolare perciò, dopo aver percorso in su e in giù i due settori, separati dal fiume, torniamo al bivio, attraversiamo il ponte sul Bistrica e, anziché imboccare la strada per Sarajevo, prendiamo a sinistra, costeggiando l’altro lato del fiume Drina. Il percorso s’inoltra nel Sutjeska National Park. Grigi picchi rocciosi emergono dalle foreste che fiancheggiano l’omonimo canyon. Incuriositi ci fermiamo ad osservare il bianco Memoriale ai Partigiani, che spicca solitario in uno spiazzo incolto. Procediamo sulla strada deserta, fermandoci per pranzo sulle sponde del lago Bilecko, un bacino dalle acque verdissime. Ripreso il viaggio, procediamo spediti, la strada è poco frequentata, non vi sono paesi, solo case sparse. Ma ecco che, passati un ristorante e due case, subito dopo una curva veniamo fermati da due poliziotti. Ci contestano una velocità di  70 km orari mentre il limite in paese è 50. - Ma quale paese? C’erano solo tre case!-  Protestiamo noi, - E nessun cartello!- Niente da fare, dobbiamo pagare una multa che ammonta a 100 €!!! Nel frattempo hanno preso i documenti e ci spiegano che dobbiamo recarci al successivo paese a pagare e tornare da loro per riprendere il passaporto e la patente!…dopo lunga contrattazione “ accettano” il pagamento in contanti della metà della cifra ( ovviamente senza rilasciarci alcuna ricevuta). Ci avvertono di prestare attenzione perché più avanti c’è un’altStonra pattuglia. Siamo inca….ti e ripartiamo mestamente in direzione di Trebinje, rallentando fino a 40km l’ora ogni volta che scorgiamo un paio di case.  A Trebinje vistiamo il piccolo centro storico, poi usciamo dalla Bosnia e rientriamo in Croazia. Vogliamo goderci alcuni giorni di mare nell’attesa dei nostri amici che sbarcheranno a Split il 9. Torniamo allora sulla penisola di Peliesac, scegliendo di fermarci a Trstenjk, minuscolo borgo affacciato su un’incantevole baia. Attraversiamo il piccolo centro abitato in un attimo. Superiamo il porticciolo e ci fermiamo appena oltre per chiedere informazioni su dove poter dormire ad un uomo che ripara una barca. Costui ci fa segno di seguirlo ed entra nella bianca casa N42°54.907 E17°23.935 a tre piani alle sue spalle. La figlia ci mostra una camera con bagno e balconcino affacciato sul mare e…la prendiamo al volo. Scaricati i bagagli c’infiliamo i costumi, attraversiamo la stradina e scendiamo alla microscopica spiaggetta davanti a casa per tuffarci nell’acqua cristallina. Che goduria!

 

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