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moto

5 Agosto
Budapest-Vadu Izei (RO) km. 439
L’uscita da Budapest è abbastanza veloce. La M3 è poco trafficata una volta allontanatici dalla capitale. Percorsi circa 200 chilometri usciamo sulla statale
che, dopo un’ottantina di chilometri, conduce al confine con la Romania a Satu Mare. I chilometri scorrono veloci lungo la strada 19, il cui fondo è in buone condizioni. Si boschiattraversano paesi le cui basse casette colorate spiccano sulla piatta campagna. A Negresti Oas facciamo una sosta per mangiare qualcosa, poi finalmente, proseguendo verso nord e il confine ucraino, il percorso attraversa tratti boschivi, salendo e scendendo dai colli. Belli e soprattutto freschi i boschi al passo di Huta, a 587m. Non se ne poteva più della pustza ungherese! L’Adventure, ma anche noi,  reclamava un po’ di divertimento! La strada si snoda con curve e tornanti entrando nel distretto del Maramures. Poi costeggia il confine ucraino segnato dal fiume Tibisco. Già prima di giungere a Sapanta, dove si trova il Cimitirul Vesel, incontriamo code di veicoli a passo d’uomo, impossibili da sorpassarchiesa_cimitirul-vesele per l’imprevedibilità dei guidatori. Scorgiamo spuntare dai tetti la snella torre campanaria della chiesa del cimitero. Le vie adiacenti sono letteralmente invase da veicoli, bancarelle di souvenir, gente.. è difficile trovare un buco dove parcheggiare. Alla fine lasciamo la moto a bordo strada, tra il cancello di una pensione e una casetta/laboratorio di legno, al momento chiusa.
Lasciamo caschi e giacche legati sulla moto, poi ci avviamo verso l’ingresso del “cimitero allegro” . Acquistiamo i biglietti e iniziamo un percorso a zig zag tra le tombe, davvero curiose per via delle lapidi, grandi croci di legno dipinte di blu che raffigurano in un coloratissimo stile naif il/la defunto/a. La raffigurazione è completata da alcuni epitaffi che raccontano la vita della persona, come in Spoon River. Anche la chiesa è un’attrazione, con le belle facciate coperte da affreschi, il tetto rivestito di tegole policrome e l’aguzzo campanile, contornato da quattro torrette. Scattiamo parecchie fotografie poi, quando cominciamo a non sopportare più né il caldo né la massa di gente, capiamo che è giunto il momento di riprendere la moto e dirigerci a Vadu Izei, alla pensione prenotata per due notti. Dobbiamo attraversare tutta Sighetu Marmatiei in coda. Il paese è composto da un’infinita serie di casette allineate sui due lati della strada… non finisce più! Finalmente arriviamo alla meta:pensione Ileana Teodora Teleptean. Entriamo dall’imponente ingresso nel cancello di legno, splendidamente istoriato. Il Maramures è famoso per i suoi cancelli, i portali di legno e le sue chiese “de Lemn, cioè di legno. Veniamo accolti dalla famiglia Teleptean: due belle donne, madre e figlia e il genero. Scopriamo che ognuno parla una lingua straniera: la madre il francese, la figlia l’inglese, il genero il tedesco e una cameriera l’italiano, perché hanno lavorato per anni all’estero. Ci gazeboviene assegnata una camera che si apre sul lungo ballatoio di legno, al primo piano di una costruzione, all’interno del cortile. Deposti i bagagli ci rinfreschiamo, indossiamo bermuda e magliette e scendiamo. Ci sediamo ad un tavolo in un grande gazebo di legno, a sorseggiare due birre, osservando il posto e le persone. Il luogo è davvero carino. C’è un grande prato dove sorgono un piccolo gazebo e due bellissimi dondoli, sorretti da colonne di legno scolpito e da un tetto di legno, molto particolare. All’ora di cena il grande gazebo, il piccolo e una bassa costruzione con due tavoli, si riempiono. Prima ancora di ordinare il genero ci mette sul tavolo due bottiglie bottigliepanciute. Una contiene grappa bianca e l’altra grappa rossa, più adatta alle donne come ci spiega ridendo, seguite da una bottiglia di vino e una di acqua. Poi sistema tre bicchieri davanti a ognuno di noi, invitandoci ad assaggiare. Perfetto! Sembra un inizio promettente! La cena consiste in diverse portate: antipasto di salumi e formaggi, una zuppa, carne accompagnata da patate e dessert, tutto ottimo. Siamo talmente sazi che decidiamo di fare quattro passi per teodora_telepteandigerire. Così indosso un golfino, perché l’aria s’è rinfrescata, varchiamo il grande portale d’ingresso e ci avviamo lungo il bordo della strada. Percorriamo solo poche centinaia di metri poiché non vi sono marciapiedi e il traffico di veicoli, soprattutto grossi camion, è sostenuto. Viaggiano tutti troppo veloci! Così torniamo alla pensione e ci ritiriamo in camera.

 

6 Agosto
Vadu Izei- Barsana- Budesti- Vadu Izei km 70
La colazione ci viene servita in un grande salone dalla cameriera “italiana.” E’ molto monastero_barsanaricca: un vassoio con formaggio, salame, pomodori e cetrioli, pane appena sfornato, burro fresco, marmellate da loro prodotte e caffè. Decliniamo l’offerta di uova fritte spiegando che non riusciremmo a mangiare tutto quel ben di Dio. Conversando con la simpatica cameriera scopriamo che oggi è la festa del “Voltafaccia” cioè il giorno in cui l’estate lascia il posto all’autunno. Ci spiega che la gente dei dintorni si recherà al Monastero di Barsana per assistere alla funzione religiosa, indossando gli abiti tradizionali del Maramures. Ci consiglia di andare prima delle 10,00, per assistere alla cerimonia. Così consumiamo rapidamente la colazione, poi, a cavallo della nostra Adventure, partiamo. La strada percorre la valle del fiume Iza. Attraversiamo il villaggio di Barsana, che risale al XIV secolo,  incrociando gruppetti di donne dirette alla chiesa: indossano camicette bianche ricamate, gonne scure fiorate, così come i loro foulard. Usciti dal paesino, dopo pochi chilometri svoltiamo a sinistra, seguendo un cartello con l’indicazione: Manastirea barsanaBarsana. Parecchie auto vi si stanno dirigendo e noi con loro. Arrivati in cima alla ripida collinetta su cui sorge parcheggiamo, proprio nei pressi dell’ingresso che si apre in una torre in legno, dal caratteristico tetto. Il complesso monastico è vasto: 10 edifici e una chiesa. Al centro del grande prato si staglia la bella costruzione della “chiesa estiva.”  E’ aperta sui lati, cosicché i fedeli possano vedere il pope officiare la funzione, adornata da uno splendido, altissimo tetto in legno a tre “balze”. Visitiamo la chiesa invernale, poi unbarsana grande edificio che ospita un piccolo museo, ricco di antiche icone e di manufatti artigianali. Passeggiamo lungo vialetti fioriti, curatissimi, soffermandoci ad osservare i diversi edifici e a scattare innumerevoli fotografie. E’ un luogo bucolico, tranquillo, traboccante di fiori. Nel frattempo è iniziata la cerimonia religiosa; ci soffermiamo in silenzio ad osservare la folla che si segna la fronte ripetutamente, secondo il rito ortodosso. Uomini, donne, bambine e bambini indossano gli abiti della festa e partecipano a questo momento solenne con grande compostezza. barsanaCi aggiriamo in silenzio tra gli edifici fino alla cima della collina, dove fotografiamo un antico portale di legno; è un ingresso secondario al complesso monastico.
Terminata la visita proseguiamo il nostro itinerario lungo una dissestata stradina secondaria che ci conduce a Budesti, dove abbiamo letto trovarsi una delle chiese di legno più belle del Maramures: la Biserica (chiesa) de lemn intitolata a St. Nicolae. Grande è la nostra san_nicolaedelusione quando la troviamo chiusa. Prendiamo nota degli orari di apertura e decidiamo di tornare l’indomani alle 10,00. Dopo un breve consulto tra di noi, proseguiamo l’itinerario per visitare le altre chiese di legno della zona. C’inoltriamo per dissestate stradine in cerca dell’altra chiesa del villaggio. La troviamo al termine del paese, in fondo ad una ripida discesa. Qui si trova una piccola chiesetta il cui legno ha visto tempi migliori. Il cancello è aperto, perciò, parcheggiata la BMW, saliamo per il ripido sentiero. Ma quando giungiamo all’ingresso della chiesa lo troviamo chiuso. Osserviamo l’esterno e il piccolo cimitero, scattiamo qualche foto, poi risaliamo in moto. Torniamo sulla strada già percorsa fino alla precedente chiesa, poi lasciamo il villaggio. Giriamo al bivio per Sarbi, dove, imboccata la statale 18, ritorniamo verso Vadu Izei lungo un altro percorso, più panoramico. A un certo punto però, siamo costretti ad indossare gli antipioggia perché incappiamo in un violento rovescio. Sono le 14 perciò, non trovando alcun locale dove pranzare, torniamo alla pensione. Restano stupiti nel vederci rientrare e ancora di più quando chiediamo se possiamo mangiare qualcosa, dato che non abbiamo ancora pranzato. La padrona ci fa accomodare al grande tavolo nel gazebo, spiegando che di solito il pranzo non è previsto, ma che se ci accontentiamo… “ Certamente!” esclamiamo. Dopo poco torna con due gustosi piatti di spezzatino, peperoni e patate, accompagnati dalle solite bottiglie di grappa. Noi però chiediamo solo due birre perché abbiamo intenzione di riprendere la moto per visitare altri siti. In realtà non sarà così perché poi arriva un dessert, una torta dei giorni di festa, accompagnato da due bicchierini di grappa: “E’ festa oggi!” ci viene detto. Come si fa a rifiutare? In Romania il tasso alcolico di chi guida dev’essere pari a 0%, pena severissime sanzioni e anche il carcere. Così saliamo in caarcobalenomera a smaltire il pasto. Un paio d’ore più tardi scendiamo e ci sediamo ad uno dei tavoli del solito gazebo, con la guida della Lonely e un libro. Neanche il tempo di aprirli che si alza un forte vento e arriva un temporale. E’ talmente violento che, ad un certo punto, dobbiamo spostarci più all’interno del gazebo perché le raffiche di vento lasciano entrare a fiotti la pioggia, che bagna sedie e tovaglie. Infine spunta l’arcobaleno, dalla terra sale il profumo dell’erba, mentre una nebbiolina si alza dai colli boscosi intorno: che pace!
All’ora di cena tutti i tavoli s’affollano. Anche al nostro prendono posto due coppie di giovani turisti di Timisoara. La cena viene servita da una cameriera in abiti tradizionali: antipasto del giorno di festa che consiste in un piatto di salame crudo, ciccioli fritti, bocconcini di pancetta e formaggi. Troppo ciccioligrasso per il mio gusto, mentre Knut, invece apprezza e divora anche la mia parte. Seguono zuppa di verdure, carne e salsicce alla griglia, che il marito di Teodora prepara su una grande griglia fumante in cortile, sopra al forno da cui prima ha sfornato il pane, e patate, il tutto accompagnato da un ottimo vino rosso e dalle immancabili bottiglie di grappa. La serata prosegue piacevolmente conversando con i ragazzi di Timisoara, che parlano un buon inglese, scambiandoci racconti di viaggio.

 

 

7 Agosto
Vadu Izei- Budesti- Vama km 239
paesaggioCi alziamo per tempo. Chiusi i bagagli, caricata la moto e fatto colazione, scambiamo saluti e abbracci con la signora Teodora e la cameriera “italiana”. Si accende il motore, la moto scalpita e, con un potente rombo, passiamo attraverso l’alto portale scolpito e ci lanciamo sulla strada del giorno prima, diretti a Budesti. Parcheggiamo di fronte alla Biserica de Lemn. Due contadine contadinechiacchierano, reggendo su una spalla, con nonchalance, due utensili dai lunghissimi manici (uno è un forcone) . Entriamo da un portoncino che si apre nel grande cancello di legno e giungiamo in cima alla salita fermandoci davanti alla porta della chiesa che è… chiusa!! Ci aggiriamo nel prato osservando il campanile intorno alla cui guglia si trovano quattro torrette, segno che un tempo nel paese si potevano celebrare processi giudiziari. Intanto sopraggiungono altri turisti e, dopo una ventina di minuti, arriva anche il custode che, staccati i biglietti, ci fa entrare in chiesa. L’interno è un po’ buio, ma riusciamo comunque ad osservare gli afinterno_chiesafreschi che ricoprono le pareti, sulla cui fascia inferiore si trova una collezione di icone, alcune molto antiche. Terminata la visita saliamo in moto e imbocchiamo la strada che percorre tutta la valle del fiume Iza. Quando giungiamo al villaggio di Poienile Izei seguiamo il cartello indicatore “Biserica de lemn Poienile Izei, Monument sec XVII”. Si tratta di una splendida chiesetta di legno, Patrimonio dell’Umanità Unesco, che si erge in cima ad un rilievo. L’interno è mirabilmente affrescato; peccato chiesa_poienilenon poter scattare fotografie, dato che siamo marcati stretti dalla custode. Dopo la visita passeggiamo intorno all’edificio, poi scendiamo al ponte di legno coperto, oltre il quale si trova la bianchissima chiesa nuova con le sue torri e torrette.
Tornati alla moto proseguiamo lungo il tragitto stabilito. Questa strada secondaria attraversa villaggi di basse casette di legno e ci dà modo di afferrare scorci di vita quotidiana degli abitanti: molti camminano a piedi, altri guidano carri di legno trainati da uno o due cavalli. Oltrepassata Viseu de Sus e Borsa la strada diventa panoramica. Belle curve e tornanti ci accompagnano al chiosco_prislopPrislop pass (1416 m.) dove ci fermiamo a pranzare ad un modesto chiosco che offre “placinte tradizionali”, deliziosi panzerotti fritti ripieni di formaggio e carne piccante. Il cielo s’è rannuvolato e tira un vento freddo, ma ciò non ci fa depanzerottisistere e terminiamo il pasto seduti sulla panca di legno, sistemata davanti a un tavolo, all’aperto, osservando l’aggraziata costruzione di un piccolo monastero sull’altro lato del piazzale. Ripartiti è tutto un susseguirsi di belle curve, che la nostra BMWGS 1200 Adv disegna con belle traiettorie. Viaggiamo in mezzo a una natura selvaggia fatta di monti ricoperti da fitte foreste. Peccato che il fondo stradale in molti punti sia rovinato e costellato di buche. Abbandoniamo la statale 18 a Iacobeni, imboccando la 17 che si arrampica sul passo Mestecanis finché, dopo una quarantina di chilometri, arriviamo a destinazione a Vama, pensione_auroraalla pensione Aurora, prenotata dall’Italia per due notti.
Siamo accolti con grandi sorrisi e strette di mano dal loquace gestore. Apre il garage in fondo al cortiletto e c’invita a parcheggiare la moto al suo interno, parlando a raffica in romeno e francese. Nel frattempo arriva la moglie, la signora Aurora, e insieme ci accompagnano alla nostra camera. Poi siamo scortati dal marito a visitare la casa, che negli anni ha ingrandito con le sue mani, e si vede… Vi sono scale e passaggi che conducono su e  giù attraverso sale e verande, dentro e fuori. Il giardino fiorito è molto curato e romantico. Ci conduce poi ad una bottiglieterrazza; ci fa accomodare ad un tavolo e sparisce. Riappare poco dopo con due bottiglie di vino impolverate, spiegando con orgoglio che sono di sua produzione. Siamo come dire “costretti” ad assaggiare un bicchiere di rosso e uno di rosè, a dir la verità buoni, ma un po’ ruspanti, elogiando il prodotto. Poi ci lascia, scusandosi, perché deve aiutare la moglie che sta preparando la cena. C’informa che verrà servita alle 19,30 nel salone. Quando ci presentiamo all’ora stabilita, veniamo fatti accomodare ad un tavolo a cui siede una coppia di italiani, giardinomentre ad un altro vi sono due francesi. La cena è deliziosa! Davanti ad ogni coppia viene posta una zuppiera colma di una zuppa ai funghi superlativa. Ci serviamo tre volte. Vi sono anche una bottiglia di vino rosso, il rosè che aveva stappato in terrazza e due bottiglie di grappa, una chiara e una scura. La prima, più forte, è destinata all’uomo, la seconda, più dolce, alle signore, come ci spiega ridendo l’allegro oste. Segue un secondo di tzuppaenerissima carne con patate e, per finire in bellezza, due fette di torta da leccarsi i baffi. La signora è una cuoca sopraffina! La conversazione con i simpatici ospiti italiani, interessante e piacevolissima, scalda la serata. Alle 22,30 ci ritiriamo tutti nelle rispettive camere per dar modo ai padroni di casa di riordinare.

 

 

 

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