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moto

7 agosto
Wroclaw – Wieliczka km. 283

CampanileNon c’è molto traffico in uscita dalla città. Prendiamo l’autostrada in direzione Krakow (Cracovia). La giornata è nuvolosa e fredda. Inizia a piovere per cui decidiamo di non fare sosta a Cestokowa e di proseguire. Superata Cracovia, già visitata, proseguiamo per Wieliczka. Arriviamo che è ormai ora di pranzo all’hotel Soray, situato poco distante dal sito della miniera di sale. A causa dei lavori stradali, che hanno chiuso l’uscita che avremmo dovuto imboccare, perdiamo una buona mezz’ora girando di qua e di là per le deviazioni. Mi viene da ridere… dalla strada si vede l’albergo, ma non c’è modo di pranzoarrivarci se non attraverso un’area di servizio e da lì imboccando una sterrata che attraversa il cantiere. Pensa te che assurdità! Finalmente ci arriviamo. Sistemati i bagagli e rinfrescatici scendiamo al ristorante dove gustiamo un ottimo pranzetto. Alle 14 inforchiamo nuovamente l’Adventure per andare alsitodella miniera. Arrivati notiamo subito una caterva di gente. Ci mettiamo in coda, rassegnati, per acquistare i biglietti con guida in italiano. L’attesa di un’ora e mezza che tocca al nostro gruppo è sfiancante, fortunatamente siamo in pole position e sotto una copertura che ci ripara quando scalariattacca a piovere. Quando aprono il passaggio ed entriamo nell’edificio della miniera scopriamo che si deve attendere anche lì che un gruppo esca così da farne entrare un altro. Devo dire che poi, una volta entrati, la visita si rivela interessante. La guida fornisce ampie spiegazioni, mentre si scende sempre più in profondità nel ventre della miniera i cui cunicoli scendono a una profondità di 135 metri. Si accede ad ogni livello da grandi porte di ferro che vengono immediatamente chiuse una volta che è entrato tutto il gruppo. Le due ore di visita sono senz’altro ben spese perché il sito è spettacolare: laghi di sale, macchine scavatrici in legno, edifici scavati nel sale quali la spettacolare cappella di Santa Cunegonda: un enorme salone abbellito da grandi lampadari, altari e sculture sacre di sale. Vi è anche un sanatorio in cui si curano i disturbi respiratori. Devo dire che non ho sofferto in questi ambienti come invecsalonee mi è capitato durante passate visite a grotte. Merito indubbiamente del sale! Al termine si arriva ad un vasto ambiente in cui si trovano un bar e diversi negozi. In uno di questi compro due creme rigeneranti per il viso a base di sale e altri minerali. Quando risaliamo dalle profondità della miniera è uscito il sole…sono riemersa in un mondo luminoso, pieno di suoni e di colori.

 8 agosto
Wieliczka – Bialka Tatrzanska km 89

Quando siamo partiti dall’albergo abbiamo percorso diversi chilometri in mezzo ai boschi, partenzasu strade praticamente deserte. Non avremmo mai immaginato di trovare un serpentone infinito di auto e camper in coda appena imboccata la statale n° 28. E ancor di più quando questa confluisce sulla 47 che porta ai monti Tatra. Avrei dovuto immaginarlo però, quando avevo letto di Zakopane come di una rinomata località: la “Cortina” polacca. Per questo motivo avevamo scelto come base la meno rinomata Bialka. Per fortuna in moto possiamo superare i veicoli in coda, altrimenti anziché arrivare alla pensione prenotata verso le 11 avremmo impiegato parecchie ore in più.
La pensione Dziubas è una graziosa costruzione a tre piani. L’ambiente arredato in legno chiaro e la grande sala da pranzo, con i massicci tavoli di legno, mi piace subito. La camera è luminosa e spaziosa, oltre al letto e all’armadio ci sono anche due poltroncine, un basso tavolino e uno scrittoio. Una grande finestra e un balcone si affacciano sui prati e sui monti.
Disfatti i bagagli, pernotteremo tre notti, appendiamo i completi motociclistici e indossiamo jeans e magliette, poi scendiamo pensando di poter pranzare lì. Purtroppo, la pensione, forse è meglio definirla pensionato, non fa servizio ristorante, ma offre solo la colazione la mattina.
“Va beh! Cercheremo un ristorante” ci diciamo. Usciti sulla via principale, avendo notato un cartello che indica un ristorante a 150 metri, svoltiamo a sinistra incamminandoci lungo una strada che porta verso il monte. Cammina, cammina del locale non v’è traccia. Siamo oramai fuori dal centro abitato, ma proseguiamo in salita fino alla seggiovia. Ci arrestiamo davanti a un locale che pare un bar. Il locale, semplice ma pulito, offre solo qualche piatto. Invitati a sederci, ordiniamo il pranzo e ce lo sbafiamo in un battibaleno. Eravamo proprio affamati!
Al ritorno percorriamo una strada diversa che, a un certo punto, costeggia una grande costruzione sul cui fronte campeggia l’insegna “Terme”.  <<Teniamolo presente>> – esclamo felice – <<Potremmo tornare più tardi.>>. Invece più tardi optiamo per una lunga passeggiata fino in centro. Oddio, chiamarlo centro è una parola grossa! Ci annotiamo i nomi di alcuni ristoranti, poi entriamo nella chiesetta del paese, piccola e raccolta. Infine, curiosiamo la merce esposta in graziosi banchetti allestiti in casette di legno. Per lo più vendono abbigliamento, souvenir e dolciumi. Un vero centro non esiste, per cui alla fine dell’abitato torniamo alla pensione. Quel che ora ci vuole è stendersi e rilassarsi un po’.

9 agosto
Escursione sul Dunajec

Oggi il programma previsto era di prendere la funivia dalla località di Zakopane per salire sul monte Kasprowy Wierch. Purtroppo, non sarà così. Ma andiamo con ordine… Ci alziamo per tempo e siamo i primi a fare colazione nella grande sala. Poi, inforcata la nostra cavalla a due ruote partiamo baldanzosi nel fresco mattino. La baldanza ci abbandona non appena usciamo dal paese in direzione Zakopane. Alcune auto ciclistasono ferme ad un posto di blocco. Dopo una decina di minuti vediamo sopraggiungere alcuni ciclisti che svoltano su una strada laterale. Chiediamo informazioni, così apprendiamo che si tratta del “Giro della Polonia” un evento nazionale la cui tappa odierna è… Zakopane! Smadonnando facciamo dietro front; ci infiliamo da un benzinaio per decidere cosa fare. Propongo di optare per l’escursione sul fiume Dunajec e rimandare il monte Wierch all’indomani. Knut borbotta un po’ dato che le previsioni in montagna erano ottime oggi e meno favorevoli domani, ma alla fine supera il malumore e torniamo verso il paese. Grande è il nostro sconforto quando, arrivati all’altra uscita dal paese, troviamo una lunghissima coda di veicoli fermi. Superata gran parte della coda ci affianchiamo a un’altra moto e chiediamo cosa sia successo. Il motociclista ci informa che siamo bloccati per il passaggio del giro ciclistico dilettanti che affianca, su un altro percorso, quello dei professionisti. Lui è in attesa che la strada riapra da mezz’ora. Sconfortati non ci resta che disporci all’attesa. Dopo una decina di minuti si vedono sopraggiungere alcuni ciclisti che sbucano da una strada secondaria e si immettono sulla nostra. Speranzosa raggiungo il poliziotto all’incrocio e chiedo quanto ci vorrà ancora. È cortese, risponde che la competizione dovrebbe aver fine in una ventina di minuti. Trascorsa una buona mezz’ora non ne possiamo più, comincia a fare caldo e siamo imbestialiti. Abbiamo visto passare il grosso della corsa e ancora non danno l’ok. Ancora qualche minuto poi un motociclista parla con il poliziotto che gli fa cenno di andare. Lo vediamo imboccare la strada secondaria da cui sono arrivati i ciclisti. Knut allora accende il motore, lentamente arriviamo fino al poliziotto. Knut fa segno che svolteremo a destra, sulla strada secondaria e non sulla statale dove sono diretti i ciclisti. Allora il milite ci lascia passare, togliendo il triangolo dal bivio. Appena partiti Knut dà sfogo all’irritazione: <<Non si possono sequestrare le persone bloccando le uniche due uscite dal paese! Gente di m@@da!!>> La penso anch’io così… abbiamo perso quasi due ore. Proseguiamo accelerando e piano, piano la bellezza del paesaggio ci calma. I pittoreschi monti Pieniny incorniciano un grande lago azzurro dall’impronunciabile nome: Czorsztynskie. Ci dirigiamo in direzione del castello Niedzica che si staglia su una rupe, a picco sul lago. Knut rallenta per consentirmi di fotografare il maniero. Impresa ardua per l’affluenza di pullman da cui sbarcano frotte di turisti che si affollano davanti alle bancarelle e ai negozi di souvenir… Così torniamo indietro e proseguiamo lungo la strada costiera. Oltrepassata la diga Dunajec, la strada costeggia il secondo lago, il Sromowskie. Superata la località di Katy scendiamo al fiume al Rafting Marina, dove parcheggiamo la moto. Vi sono diverse persone in attesa di salire sui gommoni. Knut mi suggerisce di affittare una canoa, ma io mi sento più sicura a salire su un gommone. Detto fatto acquistiamo i biglietti, costo 30 euro, e scendiamo sul_fiumeall’imbarco. Gli addetti ci fanno indossare i giubbotti di salvataggio. Viene spiegato, in polacco, cosa dovremo fare. Vista la mia faccia perplessa una gentile signora polacca mi traduce l’essenziale in italiano. Saliti sul gommone ci sediamo sul bordo, quattro persone da un lato e quattro dall’altro. Io mi metto dietro a Knut. Guidati dal timoniere iniziamo tutti a pagaiare e in breve siamo al centro del fiume. Il sole brilla sull’acqua trasparente e io sono felice ed emozionata. Diverse imbarcazioni scendono il corso del fiume: gommoni, canoe, grandi zattere tre_coronecondotte da barcaioli in divisa. Il timoniere è un simpatico ragazzo che parla inglese, così anche noi capiamo quando dà qualche ordine o spiega i punti salienti dell’itinerario. I momenti più belli sono quando passiamo vicino alle rovine del Monastero Rosso, situato sulla sponda slovacca, e quando la corrente accelera all’ingresso del tratto più spettacolare. È la parte più stretta della gola in cui il Dunajec si getta, dopo una brusca virata. Qui si erge il monte Tre Corone (Trzy Korony) il massiccio più spettacolare dei monti Pieniny. Dopo 8 chilometri, giunti alla località termale di Szczawnica, gli zatteroni e molti gommoni attraccano. Noi invece proseguiamo ancora per un paio di chilometri, poi, finalmente, sbarchiamo. Sono piuttosto stanca, ma felice. Ho i muscoli indolenziti sia per la pagaiata sia per la posizione scomoda. Tutti quanti aiutiamo il timoniere a risalire la riva. Portiamo il gommone fino ad uno spiazzo erboso, dove ci sediamo ad aspettare il pullmino del Rafting Marina che ci riporterà al punto iniziale. L’escursione è stata un’esperienza splendida e anche il tempo non poteva essere migliore. Insomma, non rimpiangiamo il cambiamento di programma. Abbiamo una fame spaventosa quindi, saliti in moto, proseguiamo sulla strada che costeggia il fiume. Dopo pochi chilometri ci fermiamo al primo ristorante che troviamo: Bialy Domek. Funziona come un self-service. Trovato un tavolo libero ci sediamo, poi si ordina al banco ciò che si vuole e si aspetta che chiamino il proprio numero. Prendiamo due piatti di carne con patate fritte e due birre. Spendiamo pochissimo e ciò non guasta. Tornati alla pensione lasciamo la BMW a riposare e saliamo in camera per una doccia e un po’ di relax. La sera ci incamminiamo lungo la strada principale, l’unica del paese, in cerca di un ristorante. Scegliamo il Bajka Hotelu Liptakowka. Ceniamo con due grossi filetti conditi da un’ottima salsa e patate al forno, annaffiati da due boccali di birra Tyskie. Ci concediamo anche due desserts di sfoglia ripiena di crema, con salsa ai frutti di bosco. Torniamo verso la pensione lentamente, soffermandoci a curiosare le merci esposte nei negozietti di legno lungo il percorso.

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