Un viaggio, soprattutto un lungo viaggio, prende corpo lentamente. L'idea s'insinua nella mente e non l’abbandona più.
Dopo l’ultimo viaggio in moto in Siria e Giordania effettuato nel luglio 2010, abbiamo iniziato a cullare e a nutrire il sogno di un lungo viaggio che ci portasse, in sella alla nostra cavalcatura a due ruote, verso Est, sulla Via della Seta. Abbiamo sempre desiderato vedere di persona luoghi favolosi come l' India, visitare le città del deserto, Samarcanda ...e spingerci ancora oltre, verso i Monti del Cielo ( Tien Shen)
La lettura dei libri di Giorgio Bettinelli, Giuseppe Cederna, Italo Barazzuti e di altri viaggiatori ha lasciato tracce sempre più profonde in noi; ha suscitato pensieri che correvano come destrieri, facendo sorgere il desiderio di vedere di persona realtà così diverse dalla nostra. Poi, era una sera d’inizio autunno 2010, all’improvviso ho detto a Knut:- Perchè non ci prendiamo 5/6 mesi di aspettativa dal lavoro e partiamo? Il prossimo anno, magari in autunno, verso l’India? - Sulle prime lui non mi ha preso sul serio:- Ma non è possibile Cristina, non sognare! Certo piacerebbe anche a me, ma...come si fa con gli impegni di lavoro?- Poi, piano piano, il tarlo ha iniziato a rodere entrambi e abbiamo incominciato a pensarci seriamente.
Dopo aver valutato e scartato diverse ipotesi, lentamente un progetto ha iniziato a prendere forma.
Saremmo partiti, anziché in autunno, all’inizio dell’estate 2012, tra fine maggio e i primi di giugno. Chiedendo tutti i giorni di ferie e di permessi possibili e aggiungendo un periodo di aspettativa avremmo potuto avere tre mesi ca. a disposizione. Di conseguenza abbiamo definito, poco alla volta, un itinerario. Avremmo percorso la VIA della SETA, la Pamir Highway ( la seconda strada internazionale più alta al mondo, in Tagiikistan) saremmo arrivati alla lontana MONGOLIA e da lì saremmo tornati indietro attraverso la vastità della SIBERIA, fino a raggiungere Mosca e San Pietroburgo.
30000 km da percorrere in 90/100 giorni.
Come per magia, una volta stabiliti questi punti, ci siamo messi in moto.
Abbiamo acquistato alcune guide: Asia Centrale, Mongolia, Russia Asiatica, Russia Europea edite dalla Lonely Planet, Kirgizstan, in edizione inglese.e trascorso parecchie serate e weekend a leggerle. Abbiamo cercato sulla rete e divorato con interesse i report di altri motoviaggiatori, visionato diversi siti, reperito informazioni, consultato le carte stradali dei Paesi dell’Asia Centrale acquistate all’ottima Libreria del viaggiatore di Sondrio.
Nel frattempo un amico di fb, che chiameremo “Paoletto”, dopo aver visto su fb il post del viaggio ci ha contattato, chiedendo di potersi unire a noi. Viaggerebbe in sella ad una Transalp 600 e vorrebbe arrivare fino a Biskek o ad Almaty da dove spedirebbe la moto per poi rientrare in Italia in aereo. Accettiamo volentieri.
Qualche giorno dopo ci comunica che lo accompagnerà la moglie, che vuole visitare l’Iran. Ci spiega che l’Iran è un loro sogno nel cassetto dal 2009…e che è un Paese che merita almeno due settimane di permanenza. Noi siamo restii a modificare il piano perché per noi l’Iran è solo un Paese di transito, ma lui insiste…alla fine capitoliamo, ma chiariamo che non possiamo permetterci di usare più di 10/12 giorni o il tempo non sarà sufficiente per completare l’itinerario. C’è da dire che noi viaggiamo sempre da soli e così ci piace perché si è più liberi. Questa volta, però, accettiamo di avere compagnia pensando che, per un viaggio così lungo e pieno di incognite, sia comunque preferibile poter condividere con altri eventuali problemi e difficoltà. ERRORE FATALE!
Ma procediamo con ordine nella narrazione.
A dicembre prospettiamo l’idea del viaggio ai rispettivi datori di lavoro chiedendo la concessione di aspettativa e ferie e, una volta avuto il via libera... entriamo in FASE OPERATIVA.
Preparazione della moto, una BMW 1200 GS Adventure:
- Cambiati batteria e ammortizzatore posteriore per quest’ultimo ci rivolgiamo alla Wilbers, non essendo soddisfatti con l’originale BMW, comunicando loro il peso che dovrà sopportare e le percentuali di off road che affronteremo.
- Costruite le protezioni per gli iniettori e le "para testate" supplementari, cosi speriamo di uscire relativamente indenni da qualche caduta nel fango in Mongolia, inoltre saranno utili anche per il trasporto delle gomme.
- Regolate le valvole, montato il paracoppa;
- costruito uno snorkel per i guadi, dato che il GS aspira in basso;
- costruite le protezioni per iniettori e tubi benzina;
- fatto un tagliando completo;
- sostituite le pastiglie dei freni;
- applicati alle borse laterali i supporti supplementari per le taniche e gli adesivi con il logo del viaggio; ritirate a Bologna le cassette per gli attrezzi della Koboldbike.
- Montate le cassette per gli attrezzi e organizzato il contenuto;
- montate le paratestate e lo "snorkel";
- costruito un attrezzo per sostituire la cinghia dell' alternatore, dato che quello originale BMW costa ben € 96.
- Scaricato in BMW un software per abbassare la richiesta di ottani.
maggio 2012
Prenotiamo il traghetto per la tratta Ancona-Igoumenitsa con la Minoan: moto, due persone e cabina € 360.
26 maggio
- Stipulata la fideiussione con la Sara Assicurazioni e richiesto il CDP all'ACI;
- acquistate altre due bottiglie d'alluminio (lo spazio dietro le bagagliere c'è e di acqua si ha sempre bisogno...soprattutto nei deserti!);
- realizzati i supporti in acciaio per le valigie laterali della Transalp di “Paoletto” (K glieli fisserà in settimana)
- stipulata la polizza di viaggio con la World Nomads ( che sberla… 265 € a testa!)
Partenza
16 giugno 2012
Milano-Ancona km. 498
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Il gran giorno è arrivato! Esattamente alle 7,30 di questa mattina abbiamo dato inizio alla nostra avventura. La moto è stracarica, sembra un mulo più che un destriero! Una lunga corsa in autostrada ci ha portato rapidamente ad Ancona. Giunti al porto abbiamo avuto appena il tempo di divorare un panino che ci hanno subito imbarcato…così in fretta che non abbiamo neppure avuto il tempo di scattare una foto mentre salivamo a bordo! Appena imbragata la moto il meglio possibile, dato che la Minoan non aveva corde per legare il mezzo, abbiamo scattato alcune foto da poter usare in caso di problemi occorsi al mezzo durante la traversata. Che Nettuno ci sia amico e non scateni tempeste!
17 giugno
Igoumenitsa-Sivota km. 30 ca.
La notte è trascorsa tranquillamente. Mare piatto come una tavola. Al momento dello sbarco, scendo a piedi, casco in mano e mi sistemo in un punto favorevole per immortalare lo sbarco di Knut. Tiro un sospiro di sollievo quando lo vedo sopraggiungere, sorridente, a cavallo della BMW; anche lei sta bene, per fortuna. Ci dirigiamo verso il centro di Igoumenitsa per fare rifornimento di carburante e per consumare la colazione. Rifocillati con succo d’arancia fresco, brioche e caffè, imbocchiamo la strada costiera e in breve tempo giungiamo a destinazione. Sivota sorge su tre baie incantevoli, circondata da pinete. Una meraviglia!
Scaricati i bagagli prendiamo possesso del nostro studio presso l’edificio Anavra Apartments, carino e situato in posizione tranquilla ( costo €40 a notte). Il proprietario è un laureando in ingegneria, un ragazzo simpatico, con cui scambiamo quattro chiacchiere. Ci dà indicazioni sulle spiagge più belle e ci consiglia di noleggiare una barca per esplorare le numerose insenature intorno a Sivota. Pranziamo magnificamente ad una taverna prospiciente il mare. Affittiamo per il pomeriggio una barchetta con cui scorazziamo in lungo e in largo intorno agli isolotti rocciosi che costellano le insenature.
18 giugno
Sivota
Mare, sole, rondini in cielo e profumo di fiori. Si preannuncia una giornata splendida. C’incamminiamo verso la spiaggia di Bela Vraki, consigliata dal nostro ospite, che raggiungiamo con una camminata di una mezz’ora…in salita ripida. Giunti in cima alla collina, sorpassate alcune ville, seguiamo un cartello indicatore ed arriviamo ad una scalinata in pietra che porta al mare. Laggiù una sottile striscia di sabbia divide in due la baia, l’acqua riluce di un azzurro intenso. Trascorriamo la mattinata a mollo nelle tiepide acque trasparenti, poi, vinti dal caldo e dalla fame affrontiamo la salita e torniamo in paese dove pranziamo alla taverna del giorno precedente.
Più tardi ci dirigiamo, in moto, alla ricerca di spiaggette tranquille. Usciti dall’abitato imbocchiamo una stradina che termina, dopo pochi chilometri, in un oliveto. Parcheggiamo la moto sotto un albero e diamo un’occhiata al posto: una mezzaluna di sabbia dorata, acque cristalline blu cobalto, verde acqua vicino a riva, tre/quattro persone sparpagliate qua e là…Ci sono persino dei lettini (€ 2,50) che prendiamo al volo, insieme a un ombrellone (50 centesimi!!!).
La sera ceniamo in un locale in cui preparano solo “ giros” e carne alla griglia. Mangiamo benissimo spendendo solo € 26, compreso vino, acqua e caffè.
19 giugno
Sivota-Nea Peramos km. 460 ca.
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Alle 7,45 lasciamo Sivota alla volta del porto di Igoumenitsa, dove attendiamo l’arrivo dei due ex amici. Alle 9,20 sbarcano e finalmente imbocchiamo l’autostrada Egnatia e diamo gas. Cioè… crediamo che anche il compagno di viaggio dia gas alla sua Transalp, ma dopo pochi chilometri lo perdiamo di vista, perciò ci fermiamo ad aspettare, preoccupati che sia successo qualcosa. Da quel momento in poi saremo costretti a fermarci spesso perché, appena cerchiamo di mantenere la velocità di 120 km. l’ora ( limite sull’autostrada greca) li perdiamo. All’ennesima sosta forzata per attenderli, K. dice che a quell’andatura non arriveremo mai e prova ad insistere perché tenga una velocità di almeno 110/120 l’ora. Ma, niente da fare…Paoletto spiega che: “ non dà gas” perché vuole “risparmiare la moto” perciò viaggia sui 90/95! A nulla valgono le rassicurazioni di K… non ci resta che fare buon viso a cattivo gioco! E’ così che solo verso le 17,30 raggiungiamo la località di Nea Peramos, vicino a Kavala, dove prendiamo alloggio nello studio dove loro hanno pernottato l’anno precedente. L’appartamento è grande e completo di tutto, con un’enorme terrazza vista mare, ma ha solo una camera matrimoniale. Inutile dire chi si sistemerà subito nella camera migliore…
Più tardi sorge una discussione tra noi quando ci propongono di restare anche il giorno seguente. Alla fine, per non litigare, accondiscendiamo a fermarci in questo luogo poco interessante un giorno in più perché la moglie di Paoletto si arrabbia e ci rinfaccia di esserci goduti due giorni di mare…mentre a lei neghiamo un solo giorno! Accondiscendiamo pur di non litigare… certo che i modi con cui l’hanno pretesa ci hanno lasciato basiti!
21 giugno
Nea Peramos - Kartal 584Km.
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Alle 8,00 si parte poiché fa già caldo, saltando la colazione. Arrivati alla frontiera turca di Ipsala verso mezzogiorno, sbrighiamo le pratiche doganali in un’oretta: si sono modernizzati! Le cose cambiano velocemente in questo Paese. Solo il traffico ad Istanbul è caotico come sempre. Si sono formate lunghe code di veicoli a causa di lavori sul ponte sul Bosforo. Diventa stressante zigzagare tra i mezzi in coda, evitando i venditori di acqua che stazionano tra le corsie e tenendo d’occhio lo specchietto per accertarmi che la Transalp mi segua. Attraversiamo il Bosforo sul lungo ponte ed eccoci in Asia! E’ sempre emozionante percorrere questo ponte che divide due continenti. Peccato non potersi fermare per scattare una foto. Alle 17,30 giungiamo a Kartal dove abbiamo preventivato di pernottare nello stesso hotel in cui ci fermammo nel viaggio del 2010: Park hotel 156 N40°53.138' E29°11.902'. Ci riceve il figlio del proprietario che parla inglese. Purtroppo l’albergo è quasi al completo. Sono libere solo alcune stanze nella parte nuova , più care. Data l’ora e la stanchezza chiediamo il prezzo: 101 € comprensivo di colazione a buffet. Depositati i bagagli in camera non ci pare vero di poterci rilassare un po’ al fresco dell’aria condizionata, ci voleva proprio!
22 giugno 2012
Kartal - Amasya Km. 660
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La giornata inizia male. Mentre K e P fanno il pieno al distributore dell’hotel io raggiungo la moglie di P. alla reception. E’ fuori dai gangheri perché ci hanno addebitato €110 a camera, anziché 101. Ha già discusso con l’impiegato senza risultati e incolpa noi di non aver capito bene il prezzo la sera prima, anche se lei stessa era presente e aveva capito esattamente come noi.
A quel punto mi girano le…scatole, soprattutto per il suo atteggiamento accusatorio. Discuto a lungo con l’addetto che, alla fine, interpellato il proprietario che ci aveva fatto il prezzo, mi dà ragione, per cui io pago € 101 e ricevo anche in dono due scatolette di dolcetti, a titolo di scuse, che divido coi compagni. Lei comunque è accigliata per aver pagato…ben 9 € più di noi.
Al momento di partire, mentre ci accingiamo a montare in sella, K sollecita Paoletto a mantenere una velocità adeguata oggi, almeno in autostrada fino ad Ankara, dato che ci attendono parecchi chilometri da percorrere e se vogliamo avere del tempo per visitare Amasya. Riceve come risposta la solita spiegazione, accompagnata da un “ andate pure avanti... che noi arriviamo pian, pianino” Il mio compagno fa notare che ciò non è fattibile perché noi dovremmo comunque aspettarli all’uscita dell’autostrada. Cerca quindi di rassicurarlo ripetendogli che la sua moto è perfettamente in grado di tenere i 120 l’ora! Parola di meccanico! E’ a quel punto che la moglie di Paoletto interviene: alza la voce e, paonazza in volto, grida al marito di ricordarsi del patto che prevedeva “ vengo con te solo se mi assicuri che non andrai troppo veloce!” Quando cerco di tranquillizzarla dicendo che l’autostrada corre pressoché in piano e percorsi circa 100km. il traffico scomparirà…mi urla di farmi i…@@zzi miei, poi aggiunge che “ha paura ad andare in moto”…A quel punto non posso trattenermi dall’esclamare:” Hai paura e ti sei aggregata a noi sapendo che si trattava di un viaggio in moto così lungo? Ma dovevi restare a casa!!” La lite continua perché ormai sono furibonda anch’io per il tono bellicoso che usa. K si controlla, ma capisco che è incavolato nero.
Paoletto cerca di far tacere la moglie… poi si sale tutti sulle moto e si parte. Gli animi però non sono distesi.
Quando l’autostrada lascia il Mar di Marmara e volge ad est incontriamo forti raffiche di vento che ci costringono a diminuire un po’ la velocità. Loro viaggiano a non più di 50 all’ora e ben presto non li vediamo più. Non ce ne diamo pensiero e verso le 12,30 ci fermiamo per pranzo ad un autogrill. Quando ci raggiungono abbiamo terminato di mangiare.
Riusciamo ad arrivare ad Amasya solo verso le 17,30 per le continue soste (anche per fotografare).
In città è in corso la "festa delle ciliege" per cui è affollata di gente. Infatti i primi alberghi a cui chiediamo se hanno camere sono al completo. Alla fine troviamo posto all’Otel Grand Pasha N40°39.168' E35°49.879' che ci offre una suite per 60 €. Non essendoci altre possibilità siamo costretti a condividere lo spazio. Stavolta però scelgo per prima la camera.
Deposti i bagagli riusciamo tutti a fare la doccia nell’unico bagno, poi usciamo per cercare un ristorante. La cittadina è molto caratteristica. Si estende sulle due rive del fiume Yesilmark. La parte vecchia presenta belle case in legno e muratura, addossate le une alle altre, che affacciano sull’acqua. Subito dietro si eleva una collina rocciosa sulla cui sommità svettano le torri in rovina di un castello.
Un enorme palco è stato allestito sulla riva opposta e una moltitudine di persone si accalca per attraversare il ponte e noi con loro. Al calar della sera si accendono mille luci; dalla sommità del maniero scendono sui bastioni e lungo le mura, dalle case e dai balconi si riflettono sull’acqua. E’ una visione davvero suggestiva. Poi la festa ha inizio e la musica, ad altissimo volume, c’investe. Entriamo in un ristorante dove ceniamo sulla terrazza coperta, prospiciente il fiume.
Dopo cena ci concediamo una lunga passeggiata sul lungofiume osservando la gente vestita a festa che passeggia. Poi riattraversiamo il corso d’acqua su un ponte di legno, dove sostiamo ad ammirare i fuochi d’artificio che incendiano la notte.
23 giugno
Amasya – Erzurum km. 565
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Dopo un tappa di 565km.con innumerevoli lavori in corso e a 3000 Km. da casa, siamo arrivati a Erzurum, capitale del Kurdistan turco. Ad un certo punto, lungo la statale, tra un lavoro in corso e l’altro, vediamo scorrere parecchi campi di girasoli. Così gialli e altissimi mi attirano. Ci fermiamo e io scendo per trovare il punto giusto da cui scattare qualche foto. Gli altri ci superano, proseguono gridando che andranno “piano piano”. Dieci minuti dopo ripartiamo, acquistando velocità per raggiungerli, quand’ecco che veniamo fermati ad un posto di blocco. Un poliziotto ci si avvicina chiedendo i documenti. Poi ci fa segno di scendere dalla moto e di avvicinarci alla loro auto, dove il capo sta armeggiando con una radio. Un altro militare, poco distante, ci osserva, mitra in mano. La nostra preoccupazione scema quando ci chiedono sorridendo dove siamo diretti. Scambiamo due chiacchiere rilassati, addirittura ci offrono del cay che un altro poliziotto porta su di un vassoio, uscendo dalla vicina caserma. Mentre, tranquilli, sorseggiamo la dolce bevanda, il capo c’informa che abbiamo superato il limite di velocità e che deve farci una multa: 154 Lire turche ( € 60) Il the più caro mai bevuto! Cerchiamo di contrattare, ma non è possibile, forse per la vicinanza alla caserma. L’atteggiamento è comunque amichevole, sembra dispiaciuto. Ci informa che abbiamo 15 giorni di tempo per pagarla. Alla fine scattiamo due foto ricordo con lui.
Più tardi ci fermiamo da un benzinaio per sgranchirci le gambe. C’è una famiglia turca, a un tavolo, che fa merenda con fette di cocomero e altra frutta. Dopo pochi minuti il padre si alza e si avvicina a noi con un'anguria che taglia a fette, offrendocele. Ci regala anche susine, albicocche e un melone. Un po’ imbarazzati lo ringraziamo di cuore. Non si può dire che i turchi non siano ospitali e generosi!
Arrivati a Erzurum ci inoltriamo nelle vie della città alla ricerca di un albergo. Uno è sporco da morire, un altro non c’ispira e un terzo è situato in un edificio all’angolo di due strade affollate. Non ha parcheggio e visto l’interesse suscitato dalle moto, che una folla di ragazzi e ragazzini sta già premendo per toccare, proponiamo agli altri di pernottare a Palandoken, nota stazione sciistica a 5 km. di distanza, come facemmo la volta precedente. Li avvertiamo che vi sono solo hotel a quattro/cinque stelle e che il costo potrebbe aggirarsi sui 90/100 dollari. Paoletto acconsente, la moglie comincia a discutere. A quel punto, sono le 19,00 ormai, noi comunichiamo che andremo là e che potremo ritrovarci la mattina dopo, se loro preferiscono restare in città. Alla fine ci seguono…. Preso alloggio al Dedeman Hotel N39°51.611' E41°16.466', un quattro stelle, ci accordiamo per ritrovarci al ristorante alle 21.
Quando puntualissimi, anche per via della fame, entriamo al ristorante, non li vediamo. Li attendiamo per più di mezz’ora, poi ordiniamo.
24 giugno
Erzurum- Dogubayazit 300 Km. ca.
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E’ una bella mattina soleggiata, l’aria è fredda. Consumiamo con calma una ricca colazione a buffet, poi partiamo alla volta di Dogubayazit.
La strada che percorriamo attraversa paesaggi verdissimi, prati costellati di fiori dalle tinte accese, monti sulle cui cime si notano ancora chiazze di neve. Procediamo a buona andatura quando la strada lo consente, ma rispettando i limiti di velocità ( 70 orari) Quasi subito li perdiamo, ma ormai non ci preoccupiamo più. Facciamo una sosta a 2000 metri di quota, in uno spiazzo, per catturare alcune immagini di un villaggio curdo, sull’altro lato della strada. Subito arrivano di corsa tre ragazzini, magri come chiodi, che attorniano la moto. Guardano con occhi pieni di curiosità noi e la moto. Quando scoprono le due mezze palle da tennis che separano le gomme di scorta dalla moto a gesti ci fanno capire che le vorrebbero. Non possiamo privarcene, quindi offriamo loro la scatola di gelatine di frutta regalateci dall’impiegato del Park Hotel. Sono contenti, ma uno allunga una mano e chiede “ money, money” “No money” rispondiamo. Vogliono essere fotografati e li accontentiamo, mostrando poi loro il risultato. Si guardano divertiti, poi ridono di gusto. Intanto arriva di corsa la sorellina di uno di loro, purtroppo non abbiamo altri bon bon da offrirle. Mi viene allora in mente che posso regalarle una delle scatole di pennarelli/ matite colorate che ho portato con me. Apro quindi il bauletto e tolgo una scatola di matite colorate, tendendole alla bimba scarmigliata e dolcissima che mi guarda speranzosa. La piccola accetta il dono con un grande sorriso, il più tenero che abbia mai visto.
Salutati i bambini ripartiamo. Per pranzo ci fermiamo ad un ristorante in un’area di servizio, consumiamo due scodelle di ciorba ( zuppa di lenticchie) poi riprendiamo la strada. Ad un certo punto, sulla sinistra, vediamo ergersi l’Ararat, la cui cima è avvolta dalle nuvole. Sappiamo così di essere quasi giunti alla meta odierna. Sono le 15,00 quando entriamo in Dogubayazit. Prendiamo due camere al Golden Hill hotel 39°33.251' E44°03.741', caro per quel che offre, ma con un’invidiabile vista sull’imponente Ararat. Nel pomeriggio decidiamo di recarci al sito dove si dice si sia arenata l’Arca di Noè N39°26.565' E44°14.026'. Avremmo voluto tornare all’Isaac Pasha Saray, ma non c’è tempo sufficiente per effettuare entrambe le visite, quindi optiamo per l’Arca.
Si arriva al sito, mal segnalato, dopo una salita di 6 km lungo una stradina tortuosa, asfaltata di fresco con il micidiale ghiaietto: è come rotolare sulle biglie di vetro! In cima un cartello reca la scritta “Nuhun Gemisi”. Sono le 17,00 quando parcheggiamo la moto davanti ad una costruzione color mattone, che ha visto tempi migliori, adibita a museo. Soffia un forte vento che sta portando grossi nuvoloni grigi verso di noi. Scendendo lungo il pendio si raggiunge il sito, ma dalla sommità della collina si ha una visuale completa del ritrovamento. Si può intravedere la sagoma di una grande barca. E’ enorme! Le pietre affioranti ne disegnano il perimetro esterno. Si nota anche un rialzamento che potrebbe essere stato il ponte. Dopo aver osservato a lungo il ritrovamento e scattato parecchie foto, bussiamo alla porta del Museo che ci viene aperta da un giovane. L’orario di visita sarebbe terminato, ma, viste le nostre espressioni deluse, ci fa entrare. La visita è breve poiché il poco che c’è da vedere è contenuto nell’unica sala, ma è interessante. Sono esposte le fotografie delle fasi del ritrovamento, alcuni resti di materiali di legno pietrificato, altri piccoli reperti… Poi, al sopraggiungere del temporale, lasciamo il luogo in tutta fretta per far ritorno a Dogubayazit, distante una trentina di chilometri.