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 12 /13agosto
 Asgat-Moron 320 km


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La notte è trascorsa tranquilla; ho sentito freddo solo verso l’alba, quando la stufa era il_camionormai spenta e l’aria fredda penetrava dall’apertura centrale nel “tetto”della gher. Oggi il tempo non è bello; il cielo è coperto e non promette nulla di buono.
Mentre  consumiamo una parca colazione con le nostre provviste, arriva un giovane, a bordo di un camioncino, accompagnato da un grasso omone. Si siedono all’interno ed iniziano a conversare col capofamiglia. Il giovane parla inglese, così gli chiediamo se può caricare la nostra moto guasta e portarci fino alla capitale, Ulaan Bataar che dista più di 1000 km. All’inizio scuote la testa, poi dice che si può fare, ma che per i primi 320 km dovremo viaggiare, fuori, sul cassone, perché ha già un accordo con quattro persone da portare a Moron. Accettiamo e ci accordiamo per pagargli 300 dollari, a patto che io possa viaggiare nella cabina e che, dopo Moron, scesi gli altri passeggeri, si rimanga solo noi e lui e che si arrivi il più in fretta possibile alla capitale. Errore madornale fidarsi della parola di uno sconosciuto, ma non avevamo altra scelta! Knut e il giovane si stringono la mano, poi parte. Quando torna alla gher con i quattro passeggeri (un grassone, una la_moto_sul_camiongrassona dai capelli bisunti e dallo sguardo cattivo, una ragazza e un bambino) sento un brivido e dico a Knut: -” non mi piacciono, ho un feeling negativo” . – “E’ la nostra unica possibilità, non possiamo restare bloccati in questo piccolo villaggio. Sopportiamo per 300 km poi andrà meglio”- risponde Knut. Perdiamo gran parte della mattinata per le riparazioni alla ruota del camion, imposte da Knut  e non prima che il grassone e il nostro ospite si siano scolati un’intera bottiglia di vodka. Dopo di che ha inizio quello che si rivelerà un viaggio infernale! Knut siede su dei sacchi di sale, sotto la pioggia che ha iniziato a scendere, io sono costretta a seduto_fuorirannicchiarmi nello spazio dietro i tre sedili anteriori, occupati dai tre più l’autista, insieme al ragazzino e a borse, sacchetti vari e indumenti. Il grassone è ubriaco fradicio, canta e ogni tanto mi guarda ed esclama” I’m sorry” poi ride sguaiatamente. La donnona parla a raffica; il ragazzino quando non dorme, vomita. Io mi chiedo se sto vivendo in un incubo! Poi guardo Knut seduto in modo precario là fuori, sotto la pioggia, attaccato ad una delle corde che legano la moto, e stringo i denti. Si viaggia molto a rilento perché la pista è fangosa e sale sulle colline. Verso le 18 arriviamo ad un villaggio, dove sostiamo. La compagnia vuole mangiare, i quattro scendono nel fango e si avviano ad una casa di legno (ristorante?) dove restano seduti per più di un’ora, abbuffandosi di cibo. Noi invece siamo agitati, temiamo di non riuscire ad arrivare a Moron prima del buio, perciò restiamo sul camion insieme all’autista. Continuo a chiedergli preoccupata quanto manchi alla meta e che vorremmo arrivare prima di notte. Aggiungo che pagheremo in più anche una stanza in hotel per lui. Sorride senza rispondere, poi scende dal camion e si avvia al ristorante.  Rimasti soli Knut ed io mangiamo qualche biscotto e un po’ di cioccolato, consolandoci al pensiero di rifarci con una buona cenetta in hotel.Trascorsa un’ora buona mi reco al “ ristorante” incitando gli altri a sbrigarsi perché si sta facendo tardi. La ragazza sta lavando i piatti, l’autista beve qualcosa da una ciotola e scherza col ragazzino, mentre la coppia orrenda ancora s’ingozza di cibo. A quel punto alzo la voce dicendo che non pagheremo se non si riparte subito. Ingenua! Credo ancora di essere la committente e di avere il diritto di pretendere il rispetto del patto. Alle mie parole si scambiano occhiate, poi il giovane fa segno di andare, intanto ci informa che si uniranno a noi nel viaggio anche suo padre, alla guida di un camion, e altri amici che viaggeranno su di un pullmino. Solo ora capiamo a cosa era dovuta tutta quest’attesa! A questo punto pretendiamo che i due grassoni salgano sugli altri mezzi e Knut in cabina. Detto fatto ripartiamo. Riusciamo però a percorrere solo una quindicina di chilometri perché ormai è diventato buio e la pista è un fango unico su cui le ruote slittano, difatti c’impantaniamo. Io sono angosciata all’udire l’autista che, serafico, ci dice che bisogna aspettare la mattina affinché l’altro camion possa trainarci fuori dal fango e che, pertanto, dovremo passare la notte lì. Potete immaginare che notte! Le ore trascorrono in un interminabile dormiveglia, seduti scomodamente, al freddo, sentendo i morsi della fame dato che abbiamo saltato il pranzo e cenato solo con un po’ di pane e cioccolata. Alle prime luci di un’alba livida l’altro camion riesce a trainarci fuori dal fango e la marcia prosegue, impedita dalle soste continue per aiutare il pullmino, sgangherato al massimo, che si guasta e si ferma ogni due per tre. Solo verso le 18,30 arriviamo nei pressi della città di Moron, ma, anziché guidarci all’hotel e scaricare i quattro, si ferma. Scopriamo così che il giovane intende proseguire subito per Ulaan Bataar, tant’è  che fa salire sul camion la ragazza, il bambino e un’altra bambina che prima stava sul pullmino. A quel punto protestiamo, dicendo chiaramente che un’altra notte all’addiaccio non intendiamo passarla né tantomeno vogliamo proseguire con altre persone in cabina, che i patti non erano questi. Per farla breve il ragazzo diventa aggressivo, così come i due grassoni, parenti suoi capiamo. Minaccia di scaricarci lì, in mezzo alla strada, , a 5 km dalla città e  con la moto rotta, pretendendo anche il pagamento di 200 dollari. A quelle parole cominciamo a discutere animatamente, ma, quando ricevo un colpo nelle costole dalla megera, mi metto ad urlare alle auto che passano:” Help! Call the police, please!” E’così che due suv si fermano e  un uomo, distinto, che parla inglese cerca di mediare tra noi. A quel punto abbiamo richiamato molta attenzione, altre auto si sono fermate, e un capannello di gente circonda Knut, il gentile signore, e il gruppetto dei mongoli. Poi la discussione termina e l’autista acconsente a condurci in città, all’hotel prescelto, ma vuole essere pagato almeno150 dollari. La faccenda volge al peggio quando, anziché fermarsi ad un hotel o ad un distributore di benzina, come chiediamo, il giovane si addentra nelle stradine sterrate di una bidonville, dicendo che stiamo  andiamo a casa di sua sorella, la cui madre è la donnona orrenda, per farsi aiutare a scaricare il BMW. Capisco che una volta là saremo perduti e grido a Knut, che è sul cassone vicino alla moto, le cattive intenzioni. Nel frattempo però siamo nella loro strada e il camion è presto accerchiato dai loro parenti e amici. Ho paura, capisco che potrebbe finire male, allora continuo a parlare col ragazzo, usando un tono calmo e cercando di far leva sul suo senso di colpa, che percepisco debba sentire. Gli chiedo di rispettare almeno la richiesta di scaricarci ad una stazione di servizio. Acconsente, ma fa salire il grassone vicino a me e, mentre partiamo, Knut si prende una sassata nella schiena da uno dei cugini. Arrivati da un benzinaio scarichiamo moto e bagagli. Poi, mentre chiedo ai benzinai di chiamare un taxi, vedo che i due hanno sottratto una delle borse d’alluminio e stanno altercando con Knut. Vogliono più dei 100 dollari che lui dà loro. Quando la lite degenera e il ragazzo brandisce una barra di ferro e minaccia Knut imploro i benzinai di chiamare la polizia. Intanto corro fuori e mi interpongo tra i due. Il ragazzo è quasi fuori controllo per la rabbia, dopo che Knut gli ha dato del mentitore e gli ha infilato la banconota da 100 £ in bocca. Knut lo minaccia di dire alla polizia, che è in arrivo, che abbiamo viaggiato in sei su di un mezzo omologato per tre. Questo fatto, che dev’essere grave in Mongolia, lo manda letteralmente fuori dai gangheri. Allora decido che dei soldi non m’importa, che magari la polizia non arriverà e che è meglio salvare la pelle, perciò prendo altri 50 dollari e li do al ragazzo, chiedendogli di restituire il mio bagaglio. Lui pretende che io gli raccolga la banconota da 100 da terra, così la raccolgo e gliela porgo, pensando:- che stupidi gli uomini, con il loro ridicolo senso dell’onore! I due ci ridanno la borsa, salgono a bordo del mezzo e se ne vanno in tutta hotel_a_moronfretta. Alcuni minuti dopo sopraggiunge un’automobile della polizia e, con l’aiuto della gentile benzinaia, spieghiamo l’accaduto. Dato che non vogliamo sporgere denuncia, ci chiamano un taxi e ci fanno accompagnare in hotel N49°38.238' E100°09.579'. Siamo a pezzi, ma una doccia calda e una cena sostanziosa ci ridanno un po’ di energia. Siamo più sollevati quando riusciamo a contattare la Wilbers, la ditta tedesca che produce l’ammortizzatore, e ci assicurano di poter spedire un nuovo ammortizzatore a Ulan Bataar in tre/quattro giorni.

 

14 agosto Moron
Restiamo a letto fino alle 8,30, poi ci alziamo e vestiamo con calma. Mi sento stanchissima, probabilmente per gli eventi dei giorni precedenti.
Subito dopo colazione ci facciamo portare, in taxi, al Black market, come consigliatoci dal ragazzo alla reception, che è l’unico posto dove potremmo trovare un mezzo che carichi la BMW e ci porti ad Ulaan Bataar. Dopo un’ora d’infruttuosa ricerca interpelliamo un ragazzo, seduto su un camion, che farebbe al caso nostro. Lui però possiede solo un furgoncino russo adibito a pullmino, che ci mostra, ma sostiene che la moto ci può stare e che ci condurrà malla capitale per 700000 MNT equivalenti a 500 $. Knut si rende conto subito che il mezzo non è adatto, ma, vista l’insistenza del giovane, ci rechiamo insieme all’hotel e gli mostriamo la moto, ripetendo che non può entrare sul suo pullmino. Poi lo salutiamo e andiamo a pranzo. Un’ora più tardi si presenta al ristorante in compagnia di un uomo, spiegandoci che l’uomo ha un camioncino e può fare il lavoro. Parliamo insieme a lungo, mettendo in chiaro le nostre condizioni, poi concordiamo d’incontrarci al parcheggio dell’hotel, qualche ora più tardi, per visionare il camioncino, poi ci accordiamo sul prezzo. Ovviamente l’uomo ci spara la stessa cifra precedentemente indicata dal ragazzo. Alle 18 l’uomo ritorna col camion,  sembra in buono stato e la persona ha una faccia aperta e onesta, quindi decidiamo di fidarci e accettiamo. partiremo l’indomani mattina, alle 8,30. Trascorriamo il resto del pomeriggio riposando, scrivendo mail al responsabile delle relazioni coi clienti della Wilbers, dato che l’importatore italiano è irreperibile, d’altronde è il giorno precedente ferragosto! Knut intanto sta rimuginando pensieroso, poi esclama: -“ Non sono per niente contento della Wilbers! Innanzitutto rottoperché un ammortizzatore costruito apposta per questo viaggio non doveva rompersi in questo modo! Hanno voluto che indicassi tutti i pesi, moto, bagagli, passeggero e la percentuale di percorso on/off road… per avere questo pessimo risultato! In secondo luogo perchè  pretendono che io  paghi l'ammortizzatore che mi invieranno in sostituzione (mi restituiranno i soldi, solo dopo che avranno riparato il mio) e le spese di spedizione saranno a carico mio…altro che Customer Care!

 

 15 agosto
 Moron- Erdenet  370 km ca.


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Nonostante fossimo pronti già alle 8,30, riusciremo a partire solo alle 10,30 per via di nuovo_camioncinocomplicazioni. Ma andiamo con ordine. Troviamo ad attenderci nel parcheggio dell’hotel il nostro autista ed il ragazzo, che è il fratello. Dice di essere venuto anche lui per aiutare durante le operazioni di carico. Ormai sono sospettosa, la situazione non mi piace, Knut però mi tranquillizza, dicendo che questa persona ha una faccia onesta. Carichiamo i bagagli, poi salgo sul camion con i due uomini, mentre Knut guida la moto, precedendoli fino al distributore di due giorni prima. Arrivati lì i tre uomini spingono la BMW sul camioncino. Nasce una breve discussione tra l’autista e Knut su come legare la moto, poi finalmente crisla imbragano. A quel punto il ragazzo ci comunica che il fratello, l’autista, vuole ricevere subito 500 $. Alla nostra richiesta di spiegazioni dice che servono per la benzina…Rifiutiamo esclamando che non intendiamo pagare in anticipo e rischiare di essere abbandonati da qualche parte, vista la brutta esperienza passata. L’autista si offende e vuole scaricare subito la moto. Segue una dura discussione, che continua a casa di una sorella che parla inglese e fa da interprete. Alla fine ci accordiamo per pagare $200 subito, altri 200 ad Edernet ( metà dal percorso) e il resto all’arrivo ad UB, all’Oasis Guest house che abbiamo contattato la sera prima. avoltoioL’uomo accetta, così finalmente partiamo. Il percorso si snoda attraverso paesaggi molto belli, ma la strada è pessima, tutto un susseguirsi di buche, dossi e cunette, si va su e giù come sulle montagne russe. Anche se questo veicolo è migliore del precedente, non è comunque a posto. Il motore va spesso in ebollizione, costringendo Baysaa a fermarsi ogni 60/70 chilometri per aggiungere acqua. Abbiamo temuto più di una volta che la moto, posizionata sul cavalletto centrale, anche se ben legata, potesse cadere. L’autista comunque sembra sapere il fatto suo. Ci fa capire di  avere già trasportato altre due moto nello stesso modo,  e, di mano in mano che il viaggio prosegue, iniziamo a comunicare, un po’ in inglese, qualche parola in russo e molto a gesti. Di tanto in tanto rallenta o si ferma, quando giungiamo in qualche posto interessante, un ovoo, un santuario, un fiume, un monte particolare, per consentirci di scendere e scattare qualche fotografia. Guida instancabile, fermandosi solo verso le 17 per mangiare qualcosa. per smontaggio_gherfortuna giunti a circa 90 km. da Erdenet  inizia la strada asfaltata  su cui si può viaggiare più velocemente. Quando è ormai calato il buio  Baysaa Galan, questo il suo nome, ci organizza persino, via cellulare, comunicando con una guida che parla inglese, il pernottamento in un hotel N49°01.389' E104°02.599' ad Erdenet, dove arriviamo verso le 23,00. Poi ci saluta dicendo che va a dormire da una sorella, lascia il suo camioncino con la moto nel garage dell hotel e ci da appuntamento il mattino dopo alle 8,30. paghiamo altri 200$, come pattuito e gli auguriamo la buona notte.

16 agosto
Erdenet- Ulaan Bataar Km. 374


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Alle 8,30 puntuali siamo davanti all’hotel, ma di Baysaa non c’è traccia. Dopo un quarto d’ora di attesa ci facciamo aprire il garage per controllare che la moto ed il camion siano ancora lì. Ci sono…torniamo quindi fuori sperando di veder apparire il nostro autista, ma niente…dopo un’ora di attesa arriva su un suv in compagnia di tre uomini. Il ritardo è dovuto al fatto che vuole cercare di riparare il camioncino, per cui prima si fa luogo_sacroaccompagnare dal cognato e due amici da un meccanico che ha l’officina vicino all’albergo. Gli addetti tolgono il termostato e cercano di lavare il radiatore.
Finalmente alle 10,30 partiamo. Baysaa pensa che il problema sia risolto, ma dopo i soliti 60/70 chilometri si ripresenta: l’acqua va in ebollizione esattamente come il giorno prima. Ormai anche noi capiamo al volo quando è il momento di fermarsi per aggiungere acqua nel radiatore e siamo luogo_sacrovelocissimi nell’alzarci e scendere. In questi casi mentre Knut aiuta l’autista io mi guardo attorno, faccio due passi e…scatto foto. Come quando ci fermiamo nei pressi di un luogo sacro, al quale si accede tramite una scaletta che dalla strada sale sul colle. All’ora di pranzo ci fermiamo per uno spuntino in un locale che Baysaa conosce e dove mangiamo discretamente. Nonostante le numerose soste oggi si riesce ad andare ad una velocità di 70/80 all’ora poiché la strada è asfaltata. Superata
Darkan imbocchiamo la A1401 e, mentre usciamo da una curva, incrociamo una moto rossa…sono i due ex amici che viaggiano in senso opposto…bene, vuol dire che hanno Cris_e_Baysaainiziato il viaggio di ritorno e che tutto è andato bene. Giungiamo ad Ulaan Bataar a gengis_khanpomeriggio inoltrato; impieghiamo quasi due ore per attraversare la città…il traffico è spaventoso, mai visto niente di simile e la strada è un susseguirsi di crateri, tanto che temiamo per la moto che sobbalza parecchio! Entriamo nel cortile dell’Oasis Guest House N47°54.700' E106°58.874' alle 18,40, accolti calorosamente da Renè e Sybil. Subito altri due ospiti vengono ad aiutare Knut e Renè a scaricare la BMW dal camioncino. Il luogo è accogliente e molto particolare e ci piace subito: ci sentiamo “ a casa”. Scaricati anche i bagagli, prendiamo possesso di una confortevole gher, situata nel bel giardino. Poi ci baysaa_sulla_motosediamo ad un tavolo all’aperto in compagnia del nostro simpatico autista e ceniamo insieme, scambiandoci gli indirizzi e-mail, con la promessa di inviargli le foto scattate con lui. Bayas Galan, il nostro "driver".
Se qualcuno dovesse avere problemi simili dalle parti di Moron, questo è il suo N° 99014378, è affidabile!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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