28 agosto
Kemerovo-Chany ( 665 km.)
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Anche oggi Giove Pluvio ci ha dispensato una buona dose di acqua! Dannazione…comincio a detestare la Siberia…Nota positiva: sono rovesci che vanno e vengono, la strada ha un buon asfalto, per lo più nuovo, che ci permette di viaggiare spediti. Verso le 16,45 decidiamo di fermarci per la notte ad un caffè sulla strada N55°16.057' E76°48.907', vicino al paese di Chany, che ci offre una stanza dignitosa e, soprattutto, pulita, provvista di bagno e doccia, per 1400 Rubli.
29 agosto
Chany- Berdyuzhye ( 698 Km )
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Solee!!! E’ incredibile come tutto cambi con il sole, anche le solite betulle paiono belle! Durante una sosta per un caffè abbiamo conosciuto un simpatico signore sulla settantina, sorridente e gioviale. Mentre ci stavamo sistemando sulla moto, in procinto di partire, si è accostato a noi con l’auto e ci ha chiesto da quale Paese venissimo. Alla risposta “ Italia” ha sorriso, acceso lo stereo a tutto volume e …ha iniziato a cantare, con voce tenorile, una canzone russa. Ci ha poi mostrato diversi cd in cui appariva, in diverse fasi della vita, e con la chitarra in mano, spiegandoci di essere un cantante. Ha poi voluto farsi fotografare con Cristina, e, presala a braccetto ha intonato “ O sole mio” prontamente accompagnato da lei che adora cantare. Infine ci ha chiesto se volevamo comprare uno dei suoi cd. Ne abbiamo acquistato uno sul quale ci ha scritto una dedica, l’indirizzo e il numero di cellulare, poi ci ha stretto le mani e raccomandato di fare ascoltare la sua musica in Italia…Ci ha fatto tenerezza e siamo ripartiti col sorriso sulle labbra.
Più tardi abbiamo passato un altro fuso orario, il terzo da quando siamo entrati in Siberia, tirando indietro di un’ora le lancette degli orologi. Adesso siamo solo 2 ore avanti rispetto a Mosca e 3 rispetto all’Italia. Gli ultimi 80 km. sono stati molto faticosi perché, ormai stanchi, abbiamo dovuto procedere su ciò che non si poteva più definire strada tanto era in pessime condizioni! Oltretutto in coda e senza poter superare le decine e decine di mezzi pesanti. Il sole è tramontato e iniziamo a preoccuparci perché non abbiamo più visto alcun cartello che segnalasse un Motel, caffè e neppure un benzinaio ormai da più di cento km. Così, appena scorgiamo l’insegna di un caffè N55°48.076' E68°21.118' ci fermiamo e chiediamo se hanno camere libere. Alla risposta affermativa accettiamo di buon grado una spartana stanza, va benissimo anche perché ci costa solo 950 Rubli, il prezzo più basso finora pagato in Russia per dormire.
Sull'altro lato della strada c'è persino un benzinaio:-).
30 agosto
Berdyuzhye-Chelyabinsk 506 km
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Giornata di veloce trasferimento allietata da uno splendido sole. La temperatura ha toccato i 30° nelle ore centrali; non eravamo più abituati!
La strada presenta tratti dissestati alternati a tratti con asfalto nuovo, e ciò ci consente di tenere una buona media. Attraversiamo una zona costellata di laghi e paludi, regno di uccelli di ogni tipo. Peccato sia difficile riuscire a fotografarli mentre si guida. Abbiamo superato a più riprese una coppia tedesca, a bordo di un Unimog, conosciuta il giorno prima durante una breve sosta alla ricerca di un posto dove dormire. Mentre pranziamo in uno dei vari caffè che s’incontrano a lato della strada ( non mi azzardo più a prendere la zuppa col pane) veniamo raggiunti dalla coppia tedesca, con la quale scambiamo quattro chiacchiere. Durante il percorso ci fermiamo spesso a fotografare i cartelli indicatori che si susseguono al cambio di provincia e di regione.
Giunti a Cheliabinsk troviamo una camera all’hotel Aurora N55°7.848' E61°26.033' per 3800 Rubli. Meno male che ieri abbiamo risparmiato!
31 agosto
Chelyabinsk-Staro Kalmascevo 502 km.
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Stamattina il cielo è plumbeo e piove decisamente… La pioggia ci accompagnerà durante tutta la giornata mentre procediamo a rilento sulla M5, la strada che conduce a Mosca attraversando gli Urali. Che emozione è stato rimettere le ruote sul suolo europeo dopo più di due mesi! Addio Asia, addio Siberia…Il traffico su quest’arteria è impressionante! Si procede a rilento perché è difficile riuscire a superare le file di camion. Ad una sosta per bere un caffè scambiamo quattro chiacchiere con la solita coppia tedesca dell’Unimog che si è fermata allo stesso caffè. Parlando con loro scopriamo che viaggeremo lungo la stessa rotta, ma, mentre noi ci fermeremo a Kazan per visitarla, loro non potranno farlo, dato che al loro veicolo è interdetto l’accesso nelle città, per via del peso del mezzo! Entrati nel Baskortostan, territorio musulmano poiché molti dei abitanti discendono dai Tatari, ci dirigiamo verso la capitale, Ufa la città si estende (per circa 60 km.) tra due grandi fiumi. Ci piacerebbe fermarci un paio d’ore per visitarla, ma vi è un traffico pazzesco, causato dall’allagamento di alcuni quartieri, a causa delle intense precipitazioni degli ultimi giorni, e dalle condizioni disastrose di molte strade, che decidiamo di soprassedere. L’attraversamento di Ufa ci richiede comunque parecchio tempo e solo verso le 17,30 arriviamo al paese di Staro Kalmascevo, dove siamo attesi dalla famiglia di Fayruza. Giunti al villaggio, mentre ci domandiamo dove sarà la casa dell’amica, abbiamo un colpo di fortuna. Ci dirigiamo verso un uomo, appena sceso da un auto, per chiedere indicazioni e scopriamo che…è Ilmir, il fratello di Fayruza, che si presenta e ci accompagna a casa dei genitori, dove riceviamo una calorosa accoglienza da parte di tutta la famiglia, tanto che ci sentiamo subito come a casa. In nostro onore hanno preparato una cena tatara: zuppa all’aneto con tagliolini fatti in casa, lesso con verdure, pollo al forno, insalata russa, insalata di cavolo, dolci e frutta. Durante la cena conversiamo con Vera, una zia, insegnante d’inglese e che funge da interprete. La serata trascorre piacevolmente, rallegrata dai sorrisi dei bambini, Amelia, la piccola di 2 anni, sveglia e birbantella, Damir, 7 anni che m’insegna l’alfabeto russo e la dolce Alina, che sorride timidamente. Più tardi Lala, la padrona di casa, ci invita alla “banya” la sauna russa. Accettiamo con piacere quella che si rivelerà un’ottima idea. Veniamo condotti ad una casetta di legno, nel cortile, che consta di tre ambienti. Il primo è lo spogliatoio, da dove si entra in una stanza calda nella quale si trovano dei catini e i rubinetti dell’acqua calda e fredda; una porta conduce nella sauna vera e propria, e, una volta entrati, ci sediamo sulle panche di legno. Ne usciamo dopo una quindicina di minuti e, nella stanza calda dei catini, ci rovesciamo addosso l’acqua fredda…al primo momento è uno sciock! ma…che sensazione di benessere assoluto ci pervade dopo! Tutta la stanchezza della giornata è scivolata via come per incanto!
1 settembre
Staro Kalmascevo
La notte è trascorsa dormendo della grossa sotto ai caldi piumini. Al risveglio veniamo fatti accomodare al tavolo della cucina per consumare la colazione in compagnia dei padroni di casa. Lala ha preparato una montagna di pancakes, che divoriamo spalmandoli con le ottime marmellate di lamponi e ribes nero, fatte da lei. Ci offrono anche del miele ottenuto dalle loro api. Più tardi uno dei figli, Azamat, viene a prenderci per condurci alla scuola del villaggio, dove siamo attesi. E’ il primo giorno di scuola in tutta la Russia e l’usanza vuole che, dalle 10 in poi, entrino anche i genitori e i parenti degli alunni. Vera ci fa da guida, facendoci visitare i diversi ambienti della scuola. Entriamo anche in alcune aule, interrompendo le lezioni, perché vuole presentarci agli alunni e ai suoi colleghi. Siamo un po’ imbarazzati ad essere oggetto di tanta attenzione. Il mio imbarazzo cresce quando mi viene chiesto di salutare i bambini in inglese ed italiano. Una ventina di facce curiose mi osservano, mentre Vera spiega ai bambini chi siamo e da dove veniamo. Oggi gli alunni vestono in modo particolare, elegante: i maschi indossano completi grigi o e camicie bianche, le bambine abiti scuri sui quali indossano bianchi grembiulini di pizzo, portano anche grandi fiocchi bianchi tra i capelli. Sono tutti molto educati e attenti. Dopo aver visitato le aule di tecnologia, di musica ed altri ambienti Vera ci accompagna nel salone, dove la dirigente della scuola sta tenendo il discorso inaugurale. Il salone è stracolmo di gente sia seduta sia in piedi che si accalca per vedere gli scolari. Ci facciamo strada fino all’altro lato della sala dove sosta la classe dei bambini di seconda, tra i quali c’è Damir. La cerimonia si protrae per più di un’ora. Ad un certo punto vengo invitata a tenere un discorso augurale agli studenti, in inglese ed italiano. Sospinta da Vera acconsento volentieri e faccio del mio meglio. Vengo ripagata con grandi sorrisi, applausi ed un mazzo di fiori. La cerimonia si conclude con la presentazione dei “primini” che si presentano e recitano una frase ognuno. Sono meravigliata dal fatto che i piccoli abbiano atteso per tutto il tempo in piedi, in silenzio, stringendo tra le mani ognuno un mazzo di fiori. ed aspettando ordinatamente il proprio turno. La cerimonia ha termine con il suono di una campanella agitata dal ragazzo più grande, un liceale che aveva poc’anzi ricevuto il diploma, e che, preso per mano uno dei piccoli, ha dato il via ad un “trenino” al quale si sono aggregati gli altri piccoli, accompagnati da quella che sarà la loro insegnante. Al termine della cerimonia mi faccio dare l’indirizzo mail della scuola con la promessa di tenere i contatti per una sorta di gemellaggio tra la mia scuola e la loro. Knut nel frattempo ha scattato numerose foto. Dopo aver visitato il piccolo museo, la serra e i campi, coltivati ad ortaggi dagli studenti, usciamo dal complesso scolastico insieme a Vera e ai due nipoti, Damir e Alina, per far ritorno a casa. A casa scambiamo due chiacchiere io con Lala e Knut con Alfred, poi ci sediamo a tavola e pranziamo con tutta la famiglia. Per digerire e per lasciare un po’ tranquilli i nostri ospiti, Knut ed io facciamo una passeggiata arrivando fino al fiume. La pioggia però ci fa ritornare indietro in fretta. Trascorso un paio d’ore veniamo invitati da Alfred e dal figlio Azamat a visitare il villaggio. Accettiamo di buon grado e saliamo sull’auto di Azamat insieme ad Alfred e ai nipotini. Alfred ci mostra con orgoglio la moschea, di recente costruzione, e ci fa salire all’interno del minareto. Poi è la volta della visita alla Casa del Popolo, davanti alla quale si erge una statua di Lenin ( qui non l’hanno abbattuta, a differenza di quanto accaduto in altri paesi). Poi Azamat guida l’auto fuori dal paese, lungo le stradine fangose fino a giungere in un punto panoramico. Mentre i bambini corrono felici tra l’erba alta io scatto diverse fotografie sia al paesaggio sia ai gentili ospiti. Più tardi ripetiamo la piacevole esperienza della sauna. Questa volta però gli ospiti si sono accordati per farci vivere una nuova esperienza. E’ così che apprendiamo di dover provare la sauna seguita da “frustate” con i rametti di betulla: vanno quindi alla banya prima Knut ed Ilmir, poi io ed Alina. Sono contenta di essere con la dolce ragazzina con la quale non provo imbarazzo. In effetti l’uso dei rametti con le foglie agitati leggermente sul corpo riattivano la circolazione e danno “una sferzata” d’energia! E’ tardo pomeriggio ed è arrivata l’ora di cena, per cui ci sediamo a tavola con tutta la famiglia e gustiamo un altro piatto tipico tataro, una specie di torta salata ripiena di carne e patate.
Purtroppo l’allegria della serata è interrotta dalla telefonata di un vicino di casa che avverte della morte di un congiunto. Alfred, che è un uomo molto pio, si scusa con noi e si reca immediatamente a casa dei vicini. Tornerà solo a notte inoltrata…
2 settembre
Staro Kalmascevo-Kazan 502 km
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Ci alziamo non appena sentiamo che Lala si muove per la casa, non vogliamo disturbare Alfred, ma neanche abusare dell’ospitalità. Alle otto siamo pronti e abbiamo impacchettato le nostre case.
Pensiamo di salutare e partire subito, ma Lala ha già preparato la colazione e ci invita a sederci al tavolo della cucina con lei e Alfred. Siamo grati a queste persone così ospitali, che ci hanno dimostrato affetto e accolto come figli. Dopo colazione li abbracciamo e salutiamo con la promessa di vederci a Milano, quando Lala verrà per trovare la figlia, che vive in Italia. Poi saliamo in moto e partiamo. Anche oggi piove e la temperatura è di 6°. Si mantiene tra i 6 e i 9° per tutta la mattinata.
C’è poco da vedere se non grigio, enormi pozzanghere d’acqua ai lati della strada e fango. Anche il vento non scherza stamattina e quando il riscaldamento nei guanti e nel gilet Klan non basta più, ci fermiamo nei caffè lungo la strada per scaldarci un po’. I piedi sono quelli che patiscono di più perché, non si sa come, l’acqua entra negli stivali ( Styl Martin) che calziamo. Al ritorno in Italia ci faremo sentire!
Dopo tanta pioggia, vento e freddo, arriviamo a Kazan con il sole. Visioniamo un paio di hotel, poi scegliamo l’hotel Giuseppe N55°47.648' E49°06.880' perché è situato in centro, a pochi passi dal complesso del Kremlino, ed ha un prezzo abbordabile.
3 settembre
Kazan
Giornata dedicata interamente alla visita di questa bella città, Patrimonio dell’Umanità, il cui nucleo antico sorge tra due fiumi: il Volga e il Kazanka. Il lago interno, Nizhny Kaban, è proprio in centro. Abbiamo avuto la fortuna di una giornata di sole, che ci ha consentito di stare all’aperto e di godere del piacere di camminare per le strade della città. La vista è iniziata dallo splendido complesso del Kremlino, all’interno delle cui bianche mura si celano i gioielli della Moschea di Kul Sharif e della cattedrale ortodossa dell’Annunciazione. Più in là si eleva un’antica torre, in mattoni, inclinata come la torre di Pisa. Lungo la via principale del Kremlino si susseguono bei palazzi che ospitano uffici governativi e i Musei: National Gallery Khazine, Memorial Museum Complex e il Museo di Storia naturale della Repubblica di Tatarstan. Al termine delle visite ai siti ci siamo divertiti a curiosare nei negozietti di souvenir e artigianato che hanno sede nelle mura vicino all’ingresso. Ci siamo poi diretti alla Peter and Paul Cathedral, il cui interno rifulge di icone dorate e alla Cattedrale dell’Epifania di Nostro Signore, più interessante all’esterno, per la bella torre campanaria. Per pranzo ci siamo seduti in un caffè situato nella zona universitaria. Nel pomeriggio abbiamo passeggiato per le vie del centro, ammirando le facciate di alcuni edifici ottocenteschi, tra cui Ushkova’s House dove ha sede la National Library, in stile “ Gaudiano”. Cammina, cammina siamo giunti sino al lago dove abbiamo sostato su un belvedere fiorito per ammirare la vista della città che si specchia nelle verdi acque. Siamo poi rientrati in hotel stanchi, ma felici per la bella giornata trascorsa.